Martedì 14 maggio alle 21 al Teatro della Filarmonica di Corciano va in scena lo spettacolo Molto dolore per nulla di e con Luisa Borini. Lo spettacolo è la cronaca di una fatica, quella che si fa per crescere, per smarcarsi dai modelli di riferimento e per imparare a rispettarsi per come si è. È uno sguardo sulla pazienza che si impara ad avere quando cambiamo di continuo senza mai riconoscerci; è un invito a essere fiere delle cicatrici e a non avere paura di mostrarle. Sul palco vuoto, solo una donna e un microfono a farle da scudo che protegge e al tempo stesso censura una parte di sé.
Molto dolore per nulla è il racconto dei troppi amori dell’artista, troppo amati, intrecciato a storie di persone che negli anni ha incontrato, ascoltato, conosciuto, consolato. È anche però la storia di quando ci si sveglia, di quando si devono aprire gli occhi per salvarsi e ascoltare finalmente il vuoto di cui si ha così terrore, scoprendo di quanta ricchezza è pieno.
Note di regia
Una donna che sono io, ma anche no, ma poi in fondo cosa cambia? Una lista di liste ossessive, come ossessivo è il nodo al cuore (e allo stomaco) di tutta la storia: il bisogno di amore e il terrore di restare soli. La storia di una ragazza che in nome dell’amore, immaginato e desiderato, è sempre stata disposta e pronta a tragicomici e impavidi slanci, a folli voli che presagivano poco di buono ma da tentare comunque ad ali spiegate e il sorriso sulle labbra. Fino ad uno in particolare. Un volo, in tutti i sensi, che ha segnato un punto di svolta e una rinascita. Mi sembrava giusto raccontare questa storia senza particolari elementi scenici, se non un filo molto lungo e un microfono. Il microfono è per me una maschera che racconta e vende la parte migliore di noi, dell’altro e della relazione, a noi, all’altro e per difendere la parola insieme. Le maschere però possono scivolare per sbaglio, sfuggire per disattenzione o addirittura cadere per scelta, anche perché dopo un po’ pesano, in primis su chi le indossa. E può succedere di restare nudi, a voce libera, lì dove non si voleva o poteva vedere, dove non si sapeva, dove forse si intuiva, dove si ha che fare con la parte più oscura. Lì dove si è da soli. E proprio quello di cui si aveva così terrore diventa una realtà. E ancora una volta si può scegliere se e cosa guardare. Un racconto che, come le relazioni stesse, compie un viaggio inaspettato: si parte con qualcosa che può richiamare, assomigliare o addirittura stonare la stand up comedy, si attraversa la narrazione e poi… non so.