Ciao Carlo, amico mio!
Te ne sei andato in silenzio, da vero signore qual’eri. Senza disturbare, senza allarmare!
Ma ti debbo rimproverare. Non si abbandonano così gli amici!
Ho, a volte, pensato che potessi essere tu a scrivere un mio ricordo. La tua abile penna mi avrebbe dipinto molto meglio di quello che sono. Avrebbe scavato e trovato pregi e difetti che nemmeno io conosco, che ignoro, ma che tu avresti individuato con la tua grande sensibilità, con il tuo sguardo acuto.
Invece sono io che debbo farlo e mi pesa!
Mi pesa perché non avrei voluto farlo mai. Mi pesa perché le mie capacità limitate rischiano di farmi scrivere un ricordo banale, retorico, superficiale e tu non eri banale, retorico, superficiale .Non lo eri MAI!
Però debbo scrivere e questa volta non per chiederti lumi sull’arte, sulla letteratura, sull’editoria, le cose importanti della vita, quelle per le quali hai vissuto e delle quali hai goduto e di cui rimangono i tuoi scritti, i tuoi libri (quanti ne ho visti a casa tua!) che curavi e accarezzavi come essere viventi, come figli. Debbo scrivere perché ci hai lasciato.
Non sono banale se dico che mi rimane il tuo affetto e quello per Corciano, non il tuo “Natio Borgo selvaggio”, ma che hai amato come se lo fosse.
Non sono retorico se ricordo che ci conosciamo dal millenovecentottanta, da quando Carlo Vittorio Bianchi, un altro amico che non c’è più, ti portò a Corciano, per l’Agosto Corcianese, a organizzare i primi “Incontri con la poesia”. Da allora quante cose abbiamo fatto insieme, cioè quante idee hai proposto per l’Agosto alle quali io e tanti altri amici abbiamo dato il nostro contributo per realizzarle.
E non è per superficialità, per spicciola cronaca che voglio ricordare partendo dal 1985, anno in cui, su tua proposta, Corciano produsse la prima mostra d’arte: “Attraverso lo specchio”, una mostra sull’autoritratto in Umbria con la quale iniziò il lungo cammino corcianese alla riscoperta di tanti artisti umbri che a Corciano ebbero riconoscimenti e valorizzazione.
Di quella prima mostra ricordo quando ce la proponesti. “Ci vorranno intorno ai quattro milioni”, ci dicesti ( ne spendemmo più del doppio! Non erano il tuo forte i preventivi di spesa). Noi del Consiglio direttivo della Pro Loco ci guardammo e, presi dalla smania di fare di Corciano e dell’Agosto un luogo di produzione d’arte, accettammo e, con entusiasmo, realizzammo insieme quella mostra. Da allora si è sviluppata una attività di produzione artistiche che, con il fraterno amico Massimo Duranti, hai portato avanti per decenni.
E ancora le serate di poesia in piazza Coragino, le mostre d’arte a San Francesco e nei locali del centro storico e i loro cataloghi, i “Poeti di persona” al chiostro del Palazzo Comunale, gli incontri con i personaggi dell’Umbria del cuore , le presentazioni dei libri dell’editoria umbra.
Quanti ricordi di una stagione lunga di cui mantengo il calore ed il candore.
Addio Carlo, pardon! “Anton Carlo” come amavi firmarti, segno di distinzione, nella consapevolezza di essere, in campo culturale, “qualcuno”, ma senza spocchia.
Qualcuno lo sei stato davvero! Per Corciano, per Perugia, per la tua Bevagna, per l’Umbria e per l’Italia. Riconoscimenti ne hai avuti. Testimonianze non ti sono mancate delle le tue grandi capacità. Una vita piena con accanto, fino a pochi a anni fa, la tua Nerina, paziente musa ispiratrice.
Addio Anton Carlo, amico sincero. Ti debbo molto per l’affetto che mi hai sempre dimostrato, per la tua disponibilità, per il tuo legame con Corciano dove, dicevi, ti sentivi a casa, per la tua leale sincerità, per aver messo a disposizione nostra tutte le tue qualità e conoscenze.
Ci rivedremo e chissà se, insieme, potremo fare ancora qualcosa per l’arte e la cultura. Tu da Maestro e io da modesto aiuto.
Grazie ancora e un abbraccio fraterno.
Antonio Mario Pagana