Due modelli a confronto: il primo fondato sulla ospitalità alberghiera; il secondo sulla commercializzazione delle case con la modalità degli affitti brevi, che sta prendendo piede anche in Umbria. Stesso obiettivo, ma con conseguenze economiche molto diverse.
Il primo modello, secondo le stime di Federalberghi Confcommercio, produce benefici economici che vanno ben oltre i fatturati in senso stretto, con effetti espansivi sul fronte dell’occupazione e sugli altri comparti.
“Il nostro settore”, commenta il presidente di Federalberghi della provincia di Perugia Damocle Magrelli. “ha attraversato momenti difficilissimi, ma adesso vuole rialzarsi e superare ogni record, esercitando a pieno la funzione di volano nei confronti della nostra economia.
Occorre però che questo ruolo sia valorizzato e tutelato nei confronti del fenomeno dell’ospitalità “non osservata”, che non giova all’occupazione, all’economia in generale e nemmeno alle casse pubbliche”.
Secondo le stime di Federalberghi, i pernottamenti “non rilevati” rappresentano infatti in media il 23% dei flussi turistici, generando però solo l’11% dei consumi turistici e, di conseguenza, una analoga percentuale nella creazione di ricchezza e occupazione.
I DATI UMBRI
In Umbria esistono 4.294 strutture ricettive ufficiali (3.446 nella provincia di Perugia e 848 nella provincia di Terni). Le camere alberghiere sono complessivamente 13.796 (11.777 nella provincia di Perugia, 2.019 nella provincia di Terni).
Le 5.400 unità locali delle imprese attive del settore ricettivo e della ristorazione (4.101 nella provincia di Perugia, 1.299 nella provincia di Terni) danno lavoro a 22.336 addetti (17.317 nella provincia di Perugia e 5.019 nella provincia di Terni).
Considerando queste ed altre informazioni, Federalberghi stima che il valore aggiunto turistico per il territorio sia pari a oltre 1 miliardo e 163 milioni di euro.
I DANNI DELL’ECONOMIA SOMMERSA
“Il valore generato da un soggiorno in una struttura ricettiva alberghiera ed extralberghiera è ben diverso dall’alloggio in un appartamento in affitto. In albergo, per fare solo un esempio, non ci si limita a fornire le chiavi all’arrivo e a pulire la stanza al termine del soggiorno, ma si forniscono innumerevoli altri servizi grazie a personale qualificato”, aggiunge il presidente Magrelli, che torna a sottolineare il tema della concorrenza sleale per gli alberghi, e dannosa per la comunità, di cui è responsabile il fenomeno degli affitti brevi.
“Non ci stanchiamo di denunciare, a tutti i livelli, i danni che questa economia sommersa sta facendo alle attività regolari, snaturando purtroppo anche la fisionomia di borghi e città che subiscono una “turistificazione” non più accettabile. Con le conseguenze che noi avevamo preannunciato – tra queste, desertificazione di residenti e aumento incontrollato degli affitti – e che oggi occupano le cronache dei giornali.
Mentre aspettiamo che la Regione dia attuazione pratica al sistema del codice identificativo per qualunque tipologia ricettiva, chiediamo ai Comuni di indagare, come si è impegnato a fare ad esempio l’amministrazione comunale di Todi, sul fenomeno delle offerte irregolari di ospitalità. Una attività che si può fare semplicemente intercettando gli annunci nel web”.
LA SHARING ECONOMY IN UMBRIA
Analizzando solo gli annunci pubblicati da Airbnb (ricerca effettuata in collaborazione con Incipit Consulting, dicembre 2022), Federalberghi ha elaborato un report per quanto riguarda l’Umbria, che conferma le 4 “bugie” della sharing economy denunciate da anni dall’organizzazione.
– In Umbria sono stati individuati 8.327 annunci: l’82,9% si riferiscono ad appartamenti interi, dove non abita nessuno. Non è vero, quindi, che gli affitti brevi permettono di condividere una esperienza con il titolare dell’immobile.
– 5.464 annunci (il 65%) si riferiscono ad appartamenti disponibili per oltre 6 mesi l’anno: non si tratta dunque di attività occasionali.
– 5.728 annunci (il 68,8% del totale), sono riconducibili a inserzionisti che gestiscono più alloggi: non si tratta quindi di attività integrative del reddito, ma di attività economiche a tutti gli effetti.
– Non è vero, infine, che le nuove formule compensano la mancanza di offerta poiché gli alloggi presenti su Airbnb sono concentrati soprattutto nelle principali località turistiche, dove è maggiore la presenza di esercizi ufficiali. L’Umbria vede Perugia prima nella graduatoria con 1.106 annunci: a seguire Assisi (672), Castiglione del Lago (444), Spoleto (405), Todi (346), Orvieto (336), Foligno (269), Città di Castello (233), Magione (217), Gubbio (202), Umbertide (197), Terni (177), Spello (161), Amelia (156), Città della Pieve (152).