Brunello Cucinelli e la sua famiglia scalano la classifica dei più ricchi al mondo. La prestigiosa rivista Forbes definisce l’imprenditore di Solomeo “The king of cashmere”, il re di questa pregiata nicchia della moda. Cucinelli e la sua famiglia migliorano il posizionamento nella classifica mondiale di Forbes – aggiornata al 31 dicembre del 2022 – e ora sono al 905/o, 608 gradini più in alto rispetto allo scorso anno. Con un patrimonio di 3,2 miliardi di dollari, poco meno della stessa cifra in euro. In Italia Cucinelli è al 12/o posto di Forbes, l’anno scorso era al 27/o, seppure a pari merito con altri.
Intanto la Corte di Cassazione ha decretato che le creazioni di Cucinelli non hanno nulla da temere, sul piano della concorrenza, dall’offerta sul mercato di prodotti molto più commerciali, creati da altri marchi di moda, che tentano di rifargli “il verso”. Per questo motivo, gli ‘ermellini’ hanno respinto il ricorso di Brunello Cucinelli spa contro Fabiana Filippi spa alla quale l’imprenditore contestava atti di concorrenza sleale. Con ricorso al Tribunale civile di Firenze, e poi alla Corte di Appello del capoluogo toscano, sezione specializzata nella tutela delle imprese, Cucinelli aveva chiesto che fosse accertata la contraffazione da parte della ‘Fabiana Filippi’ di alcuni capi di abbigliamento e di accessori della sua produzione e che fossero accertati gli “atti di concorrenza sleale pure messi in essere dalla Filippi in suo danno, imitandone il gusto e la tendenza, riproducendone lo stile nella etichettatura, nel confezionamento e nell’allestimento dei punti vendita e generando così confusione tra i clienti, che percepivano le creazioni della Filippi come una linea economica della Cucinelli”.
Nel respingere il reclamo di Cucinelli, come accaduto anche in primo grado, la Corte fiorentina – con sentenza del novembre 2019 – rilevava che “in relazione alla pretesa confusione indotta nella clientela” il fatto che “le creazioni della Fillippi potessero considerarsi come una linea economica della Cucinelli “escludeva “ogni rischio confusorio”, e peraltro, si notava, ‘il re del cachemire’ non “dispone di una linea economica”. Quanto alla contraffazione di alcuni modelli, per i giudici di merito non era rilevante in quanto i capi mostravano una seppur minima differenziazione e in un mare vasto come quello della moda è tollerabile e non è quel che conta.
Dunque non rimaneva da analizzare, secondo la Corte fiorentina, che l’ accusa di concorrenza sleale da intendersi riferita “al gusto, alla tendenza connotante la creazione di abiti ed alla stessa interpretazione della moda della Brunello Cucinelli spa” e “se si vuole, alla filosofia a cui la Cucinelli si ispira nel dare vita alle proprie realizzazioni”. Ad avviso della Cassazione, è da condividere il verdetto della Corte di Appello che è arrivata alla conclusione che “la qualità e lo stile complessivo della Brunello Cucinelli spa non risulta(vano) oggetto di copia suscettibile di confusione presso la clientela” e dicendo questo, rilevano gli ‘ermellini nel verdetto 9426 della Prima sezione civile’, si intende dire “che le creazioni della Cucinelli non sono confondibili in quanto recano in sé un’impronta, un gusto, uno stile che ne fanno delle creazioni del tutto uniche”.