Un contratto scaduto da tre anni e una legge di bilancio che non dà le risposte attese da lavoratrici e lavoratori della scuola, 1,2 milioni in Italia e 17mila in Umbria. Sono le ragioni che hanno portato alla proclamazione dello stato di agitazione del settore e che porteranno molto probabilmente già nelle prossime ore alla proclamazione dello sciopero nazionale.
Oggi, martedì 23 novembre, i sindacati della scuola umbra – Flc Cgil, Uil Scuola, Snals e Gilda – hanno tenuto una conferenza stampa per illustrare criticità e motivazioni della protesta.
“I grandi investimenti per la scuola promessi dal governo in questi lunghi mesi di pandemia, che hanno visto il personale docente e Ata impegnato in prima linea, non ci sono – hanno detto Domenico Maida (Flc Cgil), Lucia Marinelli (Uil Scuola), Annarita Di Benedetto (Snals) e Patrizia Basili (Gilda) – eppure, nel Patto per la scuola di maggio 2021 il Governo si era impegnato a stanziare apposite risorse aggiuntive per colmare almeno in parte l’enorme divario retributivo che c’è tra i dipendenti della scuola e quelli di tutto il resto della pubblica amministrazione (mediamente circa 300 euro), per non parlare del confronto impietoso con il resto d’Europa”.
Ma la questione salariale è solo uno degli aspetti che hanno portato all’agitazione del personale. “La realtà è che sulla scuola in questi mesi si è fatto molto ‘bla bla bla’ per dirla con Greta – hanno aggiunto i sindacati – poi però non si affronta il problema delle classi numerose, non c’è nulla sul superamento del precariato e viene bloccata per legge la mobilità dei docenti e dei dirigenti. Per non parlare della mancata proroga degli organici covid per il personale Ata che rappresenterà già da gennaio un problema enorme”.
Per l’Umbria, hanno chiarito i rappresentanti dei sindacati, parliamo di 831 lavoratrici e lavoratori ai quali il 31/12 scadrà il contatto. “In termini occupazionali è come se chiudesse una grande fabbrica – hanno concluso Maida, Marinelli, Di Benedetto e Basili – ma oltre a questo dramma ci sono le scuole che inevitabilmente andranno in grande difficoltà, perché quel personale serve, tanto più ora che, come stiamo vedendo, la pandemia rialza la testa anche dentro i nostri istituti”.