Una “caduta senza precedenti dell’economia regionale” e una “contrazione molto marcata” in connessione con gli effetti dell’epidemia di Covid. È quanto evidenzia il nuovo aggiornamento congiunturale sull’economia dell’Umbria presentato dalla Banca d’Italia riferito al 2020.
Fra i dati più significativi quello del PIL regionale per il quale le stime più recenti formulate dalla SVIMEZ – Associazione per lo Sviluppo del Mezzogiorno – indicano nel 2020 un calo di circa l’11% rispetto al 2019, più marcato rispetto a quello previsto per l’Italia (-9,5%). Dal rapporto emerge che le condizioni reddituali delle imprese sono peggiorate per riduzione ricavi, con un conseguente freno agli investimenti, mentre le famiglie hanno ridotto i consumi.
Gli effetti della crisi pandemica sono più severi per le aziende dei servizi di alloggio, ristorazione e commercio al dettaglio non alimentare. I flussi turistici nei primi otto mesi dell’anno si sono dimezzati rispetto allo stesso periodo del 2019 nonostante l’impennata di visitatori italiani tra il mese di luglio e soprattutto di agosto. Quanto all’industria tutti i settori hanno registrato una flessione delle vendite con un calo più accentuato nei comparti dell’abbigliamento, dei metalli e della meccanica. Pesanti ricadute anche per l’edilizia e per il settore dei servizi.
La domanda di prestiti delle imprese, in espansione per fronteggiare shock finanziario e deterioramento reddituale, è stata soddisfatta a condizioni più favorevoli grazie alle misure governative e di politica monetaria. Aumentata anche la propensione al risparmio di famiglie e imprese in risposta ai crescenti timori sulle prospettive economiche. I depositi bancari registrano infatti una forte accelerazione (+10,1 per cento a settembre).
Il rapporto della Banca d’Italia sull’Umbria evidenzia, inoltre, un brusco calo delle ore lavorate e degli occupati a tempo determinato (rispettivamente, -15 e -24%), soprattutto donne e giovani. L’occupazione si è ridotta nel complesso dell’1,4% con l’impatto della crisi che è stato comunque attenuato dal blocco dei licenziamenti e dal massiccio ricorso a forme di integrazione salariale. Siamo davanti, per Banca d’Italia, ad uno “shock macroeconomico di entità eccezionale e durata incerta che condiziona pesantemente le previsioni, con l’Umbria che è una regione dove anche fattori strutturali già presenti frenano la ripresa”.