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domenica 22 Dicembre 2024
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Covid: in Umbria il picco è atteso a metà novembre, da domani la nuova stretta

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Con le ultime proiezioni in mano alla task force regionale dell’Umbria che si occupa dell’emergenza Covid, e alla luce delle restrizioni attuali (lockdown al 40%), il picco della seconda ondata si dovrebbe raggiungere a metà novembre. E’ uno dei dati forniti dai vertici della Sanità regionale e dalla presidente Donatella Tesei. Con un lockdown al 40% sono attesi circa 440 ricoveri e 90 pazienti in terapia intensiva. Mentre se le restrizioni dovessero essere alzate al 60 o 80% gli ospedalizzati previsti passerebbero a 391 e 368.

Intanto con il dpcm contenente le nuove misure firmato dal premier Conte nella notte e in vigore da domani, arriva la nuova stretta anti-covid. Coprifuoco nazionale dalle 22 alle 5. Chiusure differenziate per regione a seconda della fascia di rischio contagio, che saranno assegnate nelle prossime ore. Nelle zone rosse sarà lockdown: per 2 settimane divieto di spostamenti, negozi chiusi e attività motoria solo vicino casa; i parrucchieri resteranno aperti. In settimana un dl sui ristori: il Governo assicura “un’erogazione tempestiva delle risorse”. Balzo intanto dei decessi da Covid in Italia: 353 in un giorno. Il rapporto casi-test è al 15,5%.

Ma sulle fasce di rischio le regioni si fanno sentire. “Destano forti perplessità e preoccupazione le disposizioni che comprimono ed esautorano il ruolo e i compiti delle Regioni e delle Province autonome, ponendo in capo al Governo ogni scelta e decisione sulla base delle valutazioni svolte dagli organismi tecnici”. E’ quanto si legge nella lettera inviata dal presidente della Conferenza delle Regioni e Province autonome, Stefano Bonaccini, al premier Conte e ai ministri Speranza e Boccia dopo il confronto sullo schema del nuovo Dpcm. Secondo le Regioni è “indispensabile instaurare un contraddittorio per l’esame dei dati con i dipartimenti di prevenzione dei servizi sanitari regionali prima della adozione degli elenchi” delle aree a rischio.

“Non appaiono, infatti, chiare le procedure individuate – si legge ancora nella lettera – e le modalità con le quali sono definite le aree e i territori a più alto livello di rischio e le modalità e le tempistiche con le quali viene declassificato il livello di rischio. A questo percorso di analisi dei dati, le singole Regioni e Province autonome devono poter partecipare, anche in considerazione della ricaduta delle misure sul rispettivo territorio”.

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