Se il DPCM del 13 ottobre era stato già una mazzata dopo un periodo buio, il nuovo decreto del 18 rischia di lasciare sul campo definitivamente centinaia di bar e ristoranti in Umbria. L’inasprimento delle misure e carico dei pubblici esercizi, con ulteriori limitazioni alla loro attività, secondo Fipe Umbria, la federazione dei pubblici esercizi aderente a Confcommercio, è inaccettabile, perché “ancora una volta – come sottolinea il presidente Romano Cardinali – si vanno a colpire imprese che non possono essere assolutamente considerate luoghi particolari di diffusione del virus”.
“Una cosa sono i locali – dice ancora Cardinali – che, adottando con i protocolli aziendali le misure di prevenzione previste dalle normative anti covid sono luoghi sicuri al pari di tutti gli altri, una cosa è quello che succede fuori da bar e ristoranti, la cosiddetta movida, rispetto alla quale gli esercenti non hanno, né possono avere alcuna responsabilità. Ma è molto più facile scaricare sulle imprese l’incapacità di fare controlli adeguati, che sono quello che davvero serve. Non siamo gli “untori” del covid, e siamo esasperati da questo continuo tiro al bersaglio. Togliere ore di lavoro ad una bar o limitare ulteriormente i posti in un ristorante in un momento già drammatico come questo significa condannarli alla chiusura definitiva. Siamo perfettamente consapevoli della gravità della situazione, e le attività hanno messo in campo – con costi che in questo momento sono sale su ferite aperte, ma con profondo spirito di collaborazione e senso di responsabilità – tutte le misure per assicurare ai clienti la massima sicurezza: quindi non c’è nessuna ragione oggettiva per penalizzare ulteriormente il settore. Settore a cui sono stati promessi “ristori” in compensazione dei mancati guadagni di cui per ora non si vede alcuna traccia. Vogliamo aiuti concreti e immediati. Le imprese non ce la fanno più ad aspettare, gli imprenditori sono disperati e arrabbiati. Bisogna agire sulle situazioni anomale e sui comportamenti scorretti, non sparare nel mucchio!”.