Aspettando la riapertura di settembre le educatrici dell’asilo nido comunale “Mongolfiera” hanno voluto offrire la loro riflessione sul difficile momento che stiamo vivendo a causa delle conseguenze della pandemia COVID-19 che verrà riproposta integralmente in una pubblicazione promossa e realizzata dall’Associazione “L’Abbraccio” dove sono state raccolte testimonianze di alunni e genitori, di nonni e di insegnanti, cioè dei protagonisti di questo nuovo tempo, sotto forma di pensieri e di poesie, di disegni e di manifestazioni dell’animo.
E non è un caso che, in questo lungo e improvviso periodo di Emergenza, in molti ci siamo ritrovati ad ascoltare silenzi dimenticati, non tanto e non solo nelle strade vuote, nelle città deserte, nelle scuole chiuse, ma anche e soprattutto nei nostri pensieri. Le riflessioni sulla fragilità umana come parte innegabile dell’essere uomo, si sono accompagnate a un desiderio altrettanto naturale dell’altro, senza il quale, oggi come ieri, non potremmo essere ciò che siamo. E adesso, che finalmente ci troviamo a poter ripartire, lo dobbiamo fare con alcune consapevolezze, perché non basta mettere un punto e andare a capo, rendere memoria alle vittime, tamponare le urgenze. Nel periodo storico più cruciale degli ultimi settant’anni, diventa indifferibile ridisegnare la piramide della società, a partire dall’ idea che l’Educazione di qualità (a cominciare dalla primissima infanzia), la cultura, la socialità non sono qualcosa di altro rispetto alla salute, all’economia e allo sviluppo di un paese, ma ne sono il fondamento. Al contrario, ci ritroveremo sommersi di tante Emergenze, sanitarie, sociali, occupazionali, ambientali, per dirlo con una solo parola, valoriali.
All’interno di questa cornice di significati, trova piena coerenza la nostra professione di educatrici dei Nidi d’Infanzia che, malgrado la brusca interruzione dovuta alla pandemia, non ci ha lasciato immobili e in attesa, ma ha cercato di animare necessari confronti e di mantenere legami educativi a distanza con bambini e famiglie, pur nella consapevolezza dei palesi limiti delle comunità virtuali e dei facili rischi di esporre per troppo tempo i piccoli ai diversi schermi. Abbiamo, altresì desiderato un vitale nutrimento nelle permanenti formazioni online e nelle riflessioni sulla necessaria riorganizzazione del servizio alla luce di ciò che è avvenuto. Quest’ultimo, di certo è il tema davvero cruciale e non semplice da realizzare che necessita, da un lato di linee guida precise a livello governativo, ma che deve necessariamente muoversi secondo quelle ben note direttrici pedagogiche che connotano l’identità educativa dei Servizi 0-6. Occorre ripartire dai Diritti dei bambini, portatori di bisogni e interessi da tutelare anche dinanzi a quelli, talora confliggenti, degli adulti (come ci ricorda bene l’artico 3 della Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza) e per i quali non servono interventi d’ urgenza, ma politiche trasparenti e articolate nel medio – lungo periodo, ossia in una prospettiva di crescita della persona.
Nelle recenti settimane, diverse iniziative sembrano confondere il diritto dei bambini ad essere accolti in una comunità educante che li riconosce come persone, con il tema legittimo di come sostenere la famiglia che torna a lavorare. In questa fase, ci è richiesto il coraggio di assumere una responsabilità educativa collettiva, capace di allontanare lo spettro di una regressione culturale su tutti i fronti, primo fra tutti nel mondo dei servizi educativi e della scuola in generale. Serve rinsaldare un’alleanza forte con la famiglia, principale garante di quel graduale processo di ambientamento del bambino all’esperienza sociale del gruppo, alimentando un continuum fra il progetto educativo del servizio e quello parentale. Serve ricercare il giusto equilibrio tra le contingenti esigenze di rischio sanitario controllato, con la natura educativa dei Servizi 0-6, dove alla Pedagogia della cura si affianca la dimensione della relazione e del fare, capaci insieme di sostenere processi di costruzione delle conoscenze, di garantire occasioni vere di contagio sociale e culturale, attraverso quella meravigliosa forza che è l’imitazione degli adulti e dei pari. Solo in questo orizzonte di incontro tra individualità e alterità si potrà delineare l’Emergere di una vera Reciprocità, come vicendevole, a ben vedere, può divenire il gioco dei bambini. Scrive il filosofo Friedrich Schiller, l’uomo è uomo solo quando gioca, perché nel gioco avviene l’incontro tra anime che si conoscono, riconoscono, danno vita a spazi, forme, dimensioni, dove la fantasia trova un filo diretto con il Divino, fuori e dentro di sé.
Le educatrici dell’asilo nido comunale “La Mongolfiera”