“Serve un miliardo per far ripartire l’Umbria. Sono convinta che ce la faremo”: lo ha sottolineato la presidente della Regione Donatella Tesei intervenendo in Assemblea legislativa sul Defr. Discorso quasi interamente dedicato all’emergenza coronavirus. Tesei ha quindi delineato uno “scenario che prevede un calo del Pil tra 2,8 e 12 per cento”, con l’Umbria “tra ultime regioni italiane”. “Il decreto del Governo – ha detto – è lacunoso e insufficiente”. “L’Europa deve cambiare passo – l’invito della presidente – perché altrimenti non sarà in grado di sostenere le comunità”.
“L’emergenza coronavirus – ha sottolineato ancora la presidente della Regione – sta incidendo sulla vita di tutti, non solo sulla gestione dell’approvazione di questo bilancio. Avrei auspicato che oggi si mettessero da parte le polemiche e si desse l’idea di voler lavorare tutti per un obbiettivo comune, straordinario, non previsto. Eppure nella nota del Defr c’è un passaggio fondamentale a un problema che sconvolgerà tutta la nostra attività di programmazione per il futuro, legato a variabili che non tengono conto della regolarità formale dei bilanci ma che devono mettere in campo delle azioni straordinarie da parte di tutti. Sicuramente da parte del Governo nazionale e dell’Europa. Serve una visione di questo genere e non puntualizzare le virgole. Ci sono sei-sette regioni in esercizio provvisorio e il Governo ha dato ulteriore tempo. Nonostante ciò siamo qui per approvare questo documento che diventa essenziale per affrontare il presente e il futuro. Non voglio fare polemiche, non è interesse agli umbri. Si rende necessaria la nota di aggiornamento perché questo bilancio frutto di una attenta analisi, della necessità di andare a cercare risorse attraverso la spending review. Somme che pensavamo di usare per dare una spinta all’economia umbra che è davvero in uno stato preoccupante e che oggi andrà a soffrire ancora di più. Lo scenario è il calo del Pil tra il 2,8 fino al 12 per cento, in un quadro che colloca l’Umbria tra le ultime regioni in Italia”.
“Ipotizzare situazioni che non tengono conto di questo significa peccare di correttezza intellettuale. Tutti dovremmo dire, fuori da ogni polemiche, non possiamo non considerare lacunoso e insufficiente il decreto legge del governo varato questa notte. Come regioni abbiamo lavorato per suggerire strumenti al Governo. Delle richieste della Conferenza Stato-Regioni non c’è traccia. In particolare manca la deroga al codice degli appalti, altrimenti nulla potrà partire. Soprattutto nelle zone terremotate. Ma se non acceleriamo le procedure e sblocchiamo le opere l’Umbria non potrà ripartire. Non l’ho chiesto io, ma richiesta di tutti i governatori, con il presidente Bonaccini. Abbiamo chiesto lo sblocco degli avanzi vincolati e non solo dell’avanzo primario. Oggi c’è solo questo. Per l’Umbria significa avere circa 5 milioni di euro, invece che 220 milioni. Quello sarebbe stata e dovrà essere una misura importante. E a costo zero per lo Stato. Se non mettiamo in campo queste misure come pensate che la nostra economia potrà ripartire più forte di prima? Se ripartiremo sarà un successo di tutta una regione. Bisogna battere i pugni e farlo insieme. Ecco qual’è la coesione, lo sforzo di questa aula. E poi il sostegno a Pmi e lavoratori autonomi: 600 euro non sono sufficienti, non è misura idonea. All’Umbria servirà un miliardo per ripartire, come conferma anche l’Aur”.