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venerdì 8 Novembre 2024
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“A testa alta”, riflessioni sull’incontro organizzato da Humus Sapiens

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Riceviamo e pubblichiamo

Il complesso fenomeno delle violenze di genere che, soprattutto negli ultimi anni, ha colpito in maniera diretta l’attenzione dell’opinione pubblica, caratterizza in modo trasversale la nostra società destando incredulità ed allarme. I numerosi fatti di cronaca e la crudezza dei dati statistici, rivelano un preoccupante incremento dei femminicidi nel nostro paese. Avvenimenti che, in maniera indifferenziata, vedono protagoniste persone indipendentemente dalla condizione socio-economica e dal livello di scolarizzazione. Di questa tematica, si è occupata l’associazione culturale “Humus sapiens”, sabato 14 dicembre, con l’incontro “A testa alta”, tenutosi presso il centro “La Commenda”, di San Mariano. Tra i relatori, Silvia Fornari, sociologa dell’Università di Perugia; Monica Paparelli, consigliere centro Pari opportunità della regione Umbria; la regista, Valentina Chiatti. Presente anche il giornalista, Alvaro Fiorucci. Autrice, Valentina Chiatti, dello spettacolo teatrale “Per sempre mia”, ispirato al libro, “il sangue delle donne”, di Alvaro Fiorucci. Un evento, “A testa alta”, in cui sono state affrontate tematiche complesse, anche con la proiezione di parti dello spettacolo teatrale, di grandi intensità, in grado di stimolare riflessione e partecipazione emotiva. E’ stata inserita anche la proiezione di frammenti di pellicole cinematografiche attinenti, da parte del vice-presidente di Humus, Marco Coletti.

“Lo statuto della nostra associazione -evidenzia Antonio Rocchini, presidente di Humus Sapiens- si ispira ai principi di pari opportunità ed al rispetto dei diritti inviolabili delle persone. Nei primi dieci mesi del 2019, ci sono stati 94 femminicidi in Italia, quasi uno ogni 3 giorni, nel 2018 sono stati 142. Nell’ambito della Commissione parlamentare di inchiesta sui femminicidi , Istat ha stimato in circa due milioni, le donne vittima di violenza fisica o sessuale. I dati Eures 2019, su femminicidio e violenza di genere, evidenziano un aumento dell’85 %, degli omicidi femminili commessi in ambito famigliare ed affettivo. Ci vorranno generazioni per risolvere questi problemi. Però, un dato positivo, negli ultimi 5 anni, le violenze fisiche e sessuali, sono passate dal 13%, all’11% circa, e questo grazie ad una maggiore informazione e sensibilizzazione, e ad un aumento delle denunzie. A partire dalla scuola si deve educare all’uguaglianza di genere”. Una società, la nostra, che viene percepita come tradizionalista, con forti asimmetrie di genere, stereotipi duri a morire, e con problematiche di approccio culturale a talune questioni. “Esiste e, mi dispiace dirlo, ancora un divario forte nelle relazioni maschili e femminili. -spiega Silvia Fornari- Esiste poi, non solo la violenza domestica, fisica e psicologica, ma anche le molestie, le discriminazioni, anche nei luoghi di lavoro, da parte del datore, del collega. Fatti di cui molte non parlano per paura di ripercussioni sul lavoro o di non essere credute. Complimenti sessisti che partono da apprezzamenti delle qualità fisiche , in quanto tali. E’ stato stimato che, una donna su 4, incorre in queste situazioni. Molti uomini non si rendono nemmeno conto che complimento sessista è qualcosa di sgradito, lo considera normale, e se una donna non accetta, si dice che ha problemi. Anche abbigliamento può provocare. Approcci che si riverberano persino nel linguaggio quotidiano, usato per parlare delle donne, con discorsi da bar dello sport. La maniera di esprimere giudizi, rappresenta il modo di pensare”.

La legislazione sul divorzio, del 1970, la riforma del diritto di famiglia, nel 1975 e la legge sull’interruzione di gravidanza, del 1978, sono stati dei cambiamenti di portata epocale, ma sui quali forse era necessario un dibattito collettivo di più ampia portata, verificando anche gli effetti delle leggi e l’applicazione, nei decenni. “L’Istat fa una ricerca sulla violenza di genere solo nel 2004, per poi pubblicarla nel 2006, ed i dati erano molto forti. -continua Silvia Fornari- La legislazione degli anni 70 ha introdotto un mutamento delle relazioni primarie, volte a formare una famiglia, ed è stato
un cambiamento voluto sopratutto dalle donne. – continua la Fornari- Bisognava pertanto già da tempo combattere i retaggi culturali e adeguare il linguaggio, sia in ambito giornalistico, politico, nelle aule giudiziarie e presso questure e forze dell’ordine, quando si parla delle donne e di tematiche come violenze di genere, asimmetrie e molestie. Temi considerati da molti uomini come ancora secondari. ” L’Italia poi risulterebbe agli ultimi posti in Europa, per quanto riguarda la realizzazione femminile nel lavoro, a fronte di una scolarizzazione elevata “Si laureano spesso prima e meglio dei ragazzi- conclude la sociologa- però finiscono per lavorare prevalentemente nel settore scolastico, dove gli stipendi non sono elevati, e non perché non abbiano voglia. La divisione per ruoli spesso si riverbera quindi anche nella scelta del impiego. Molte donne poi, giovani soprattutto, oggi, non sempre sono consapevoli dell’importanza costruire delle relazioni di genere paritarie e di combattere gli stereotipi, o affrontare tematiche, come facciamo noi stasera. Spesso, anzi, si ricorda, anche in maniera indiretta, che il compito fondametale è fare figli e che l’orologio biologico è inflessibile.”

Gli adeguamenti legislativi degli ultimi anni, come anche la normativa antistalking, il potenziamento dei centri antiviolenza, l’introduzione dei codici rossi, e il trasferimento in residenti protette, in caso di perpetrati abusi, danno sicuramente modo a molte di denunciare, ma ancora c’è molto da lavorare. “Le violenze sono spesso l’atto finale, bisogna prevenire. Spesso uomo riconosce di aver fatto del male, di aver esagerato, ma rimane radicata idea di subalternità. Agenda Onu 2030, evidenzia che il confronto tra le diversità, anche di genere, è fondamentale, è sinonimo di ricchezza. – evidenzia, Monica Papalei-È provato che, nelle aziende in cui i ruoli apicali sono ricoperti da uomini e da donne c’è maggiore produttività. Una società evoluta è legata al mutuo scambio. Chiave di molte questioni, è anche dare alla donna, un minimo di indipendenza economica. Per esempio, almeno 2/3 delle giunte dovrebbero essere composte da donne. ”. I dati statistici sul lavoro femminile in Italia, sono poi piuttosto impietosi: in forte aumento chi deve abbandonare l’impiego, per accudire figli o gli anziani, o costretta al part-time, con minori introiti. Buone posizioni invece per istruzione e salute. “I congedi concessi agli uomini aiuterebbero molto, ma spesso un assenza maschile dal lavoro costa troppo, rispetto a quella di un donna, e spesso le coperture per il sociale non ci sono. – continua Monica Papalei -. Esistono anche però fondi europei, per ogni singola regione, per fare formazione, di dovrebbe privilegiare quella femminile, anche qui in Umbria. Bisogna ripensare un modello di sviluppo economico in cui le donne sono protagoniste. Molti di questi fondi europei però, in Umbria, sono stati spostati nel sociale, per famiglie e asili nido, ma questo non basta per cercare più agevolmente lavoro”.

Soddisfazione enorme invece, nell’approfondire ed informare sulle violenze di genere, lavorando anche con i comuni, è stata registrata da Valentina Chiatti. “Importante esperienza dal punto di vista umano e formativo. Alvaro Fiorucci, mi invitò alla presentazione del libro e in qualità di attrice, ho recitato alcuni passi. L’ho letto poi, in privato, appassionandomi al tema, e documentandomi su altri testi, ascoltando testimonianze di donne e operatrici del centri anti-violenza. – conclude la regista-Il ricavato dei miei spettacoli teatrali, in cui ho riscontrato una grande presenza di pubblico, è devoluto alle associazioni. Alvaro ci ha poi concesso l’utilizzo del libro a titolo gratuito. Accennando al fatto, con amici, parenti, che mi occupavo di queste tematiche, mi sono accorta che le informazioni scarseggiano e che venivano considerate questioni solo delle donne, a cui poi una persona si può avvicinare solo se colpita da vicino. Bisogna sensibilizzare la collettività, incoraggiare le donne vittime a reagire e la mano la devono tendere proprio le persone che non vivono direttamente i problemi. Ma che si impegnano, nel proprio piccolo ad un’evoluzione della società. Portiamo avanti questo spettacolo, perchè ognuno di noi deve contribuire a cambiare le cose. Si giudicano spesso i mali della società, ma la collettività siamo noi. Bisogna agire e non solo parlare, informare ed informarsi e contribuire individualmente alla soluzione di un problema che non dovrebbe trovare spazio in un paese che si definisce evoluto”.

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