Sarà Andrea Tarabbia l’ospite d’eccezione del primo incontro della nuova rassegna “Storia, musica, parole in circolo” organizzata dalla Fondazione Federica e Brunello Cucinelli.
Lo scrittore, insieme a Silvia Paparelli – curatrice della rassegna – durante l’incontro ‘Leggere di musica’ presenterà il suo fortunato romanzo (ed. Bollati Boringhieri), recentemente risultato vincitore della 57ma edizione del prestigioso Premio Campiello.
Madrigale senza suono, tra realtà storica e finzione letteraria, torna sulla figura di Gesualdo da Venosa, il principe madrigalista, macchiatosi di un duplice omicidio per gelosia. Personaggio controverso e scomodo, Gesualdo è stato musicista raffinato e avveniristico, libero dalle leggi del mercato, vero e proprio mito per i compositori del ‘900, Stravinskij in primis. Di Gesualdo, della sua musica e di come la sua complessità abbia trovato uno “specchio” nel romanzo di Tarabbia, raffinato e godibilissimo, si parlerà durante questo primo appuntamento, sabato 9 novembre alle ore 17.30, presso l’Accademia Neoumanistica di Solomeo (PG).
Tarabbia (Saronno, 1978) ha pubblicato, tra gli altri, i romanzi La calligrafia come arte della guerra (2010), Il demone a Beslan (2011), Il giardino delle mosche (2015; Premio Selezione Campiello 2016 e Premio Manzoni Romanzo Storico 2016) e il saggio narrativo Il peso del legno (2018). Nel 2012 ha curato e tradotto Diavoleide di Michail Bulgakov.
L’ingresso è gratuito.
Questa la storia: un uomo solo, tormentato, compie un efferato omicidio perché obbligato dalle convenzioni del suo tempo. Da lì scaturisce, inarginabile, il suo genio artistico.
Gesualdo da Venosa, il celebre principe madrigalista vissuto a cavallo tra Cinque e Seicento, è il centro attorno a cui ruota il congegno ipnotico di questo romanzo gotico e sensuale. Come può, è la domanda scandalosa sottesa, il male dare vita a tale e tanta purezza sopra uno spartito?
Per vendicare l’onore e il tradimento, il principe di Venosa uccide Maria D’Avalos, dopo averla sposata con qualche pettegolezzo e al tempo stesso con clamore. Fin qui la Storia. Il resto è la nostalgia che ne deriva, la solitudine del principe: è lì, nel sangue e nel tormento, che Andrea Tarabbia intinge il suo pennino e trascina il lettore in un labirinto.
Questa storia − è ciò che il lettore scopre sbalordito − ci parla dritti in faccia, scollina i secoli e arriva fino al nostro oggi, si spinge fino a lambire i confini noti eppure sempre imprendibili tra delitto e genio.
Con un gioco colto e irresistibile, tra manoscritti ritrovati e chiose di Igor’ Stravinskij − che nel Novecento riscoprì e rilanciò il genio di Gesualdo − Andrea Tarabbia, scrittore tra i migliori della sua generazione, costruisce un romanzo importante, destinato a restare.
L’edificio che attraverso Madrigale senza suono Tarabbia innalza è una cattedrale gotica da cui scaturisce la potenza misteriosa della musica. È impossibile, per il lettore, non spingere il portale. E, una volta entrato, non restarne intrappolato.