Nel 2018, in Umbria, la quota di famiglie in povertà relativa è pari al 14,3%, in crescita rispetto al 12,6% dell’anno precedente. In termini assoluti il fenomeno interessa oltre 50 mila famiglie.
Cresce la vulnerabilità sociale, mentre la povertà assoluta è più diffusa tra i giovani e i giovanissimi che tra gli anziani. E’ quanto emerge del sesto Rapporto sulle povertà in Umbria realizzato dall’Agenzia Umbria Ricerche.
Secondo il Rapporto anche il lavoro non basta più: 11 famiglie su cento con capofamiglia occupato sono assolutamente povere e nel corso degli anni il reddito medio dei giovani, prima più elevato rispetto agli anziani, è andato progressivamente assottigliandosi fino ad essere, a causa della bassa qualità e della precarietà del lavoro, inferiore del 20 per cento.
L’elevata ereditarietà della condizione sociale tra generazioni rischia inoltre di condannare i bambini in povertà a una vita di vulnerabilità e disagio. La povertà educativa rappresenta una pesante ipoteca per il futuro in quanto acuisce gli squilibri demografici, limita la coesione sociale e le potenzialità di sviluppo, impoverisce il tessuto culturale.
La povertà aumenta al crescere della dimensione familiare, soprattutto in presenza di figli. È più elevata nel caso di giovani, stranieri o con un’occupazione precaria. Le famiglie che in Umbria vivono in una condizione di povertà sono per lo più giovani, con figli e talvolta con un lavoro. Una quota significativa di esse è composta da stranieri e costituisce, probabilmente, la porzione di quelle che versano in una condizione di maggiore disagio.
La povertà non è più una realtà lontana e isolata – si legge nel Rapporto – ma può colpire chi prima si sentiva intoccabile. Molti sono gli italiani in grave difficoltà che si rivolgono ai servizi sociali e ai presidi pubblici costituiti in Umbria da oltre 70 Uffici di Cittadinanza e punti di contatto.
Il 70% di coloro che si rivolgono ai servizi sociali per necessità stringenti sono italiani, prevalentemente tra i 45 e 65 anni, poco scolarizzati, disoccupati e prevalentemente donne. Gli stranieri in gravi difficoltà intercettati dai servizi sociali sono per la maggior parte madri, tra i 31 e i 45 anni, senza lavoro e con basso livello di istruzione. Dal rapporto infine emerge che la spesa dei Comuni umbri per il sociale è orientata alla area famiglia e minori (50% del totale), disabili (19%) e anziani (12%).