Annunciate le dimissioni da presidente dell’Autorità umbra per rifiuti e idrico (Auri) già all’indomani dei ballottaggi nelle elezioni amministrative, Cristian Betti ha ora voluto ulteriormente chiarire i motivi della sua decisione, non senza però prima aver tracciato un bilancio di due anni di lavoro alla guida dell’ente. Giovedì 27 settembre a Perugia, accompagnato dal direttore dell’Auri Giuseppe Rossi e dal dirigente Stefano Nodessi, l’ormai ex presidente ha spiegato in conferenza stampa le ragioni che lo hanno portato a lasciare l’incarico. “Il panorama geopolitico umbro è cambiato in maniera netta – ha esordito Betti –, con la sconfitta sostanziale del centrosinistra, anche in tante città importanti. Il Consiglio direttivo dell’Auri, che era inizialmente composto da cinque sindaci di centrosinistra e quattro di centrodestra, è mutato completamente e nell’attuale forma avrebbe avuto sette componenti di centrodestra e due di centrosinistra. Non essendo abituato a far finta di niente ho deciso di dimettermi, anche perché per operare bene in questo ambito è assolutamente necessaria unità d’intenti e che tutti si assumano le proprie responsabilità”.
Betti ha quindi illustrato le principali criticità che l’Auri si trova ancora ad affrontare e di cui quindi si dovrà occupare il suo successore, e che si possono riassumere nel problema della chiusura del ciclo dei rifiuti. “Abbiamo approvato un preliminare di Piano d’ambito – ha detto Betti – che già dà indicazioni importanti. Questo si dovrà trasformare nel Piano d’ambito vero e proprio che dovrà definire, una volta per tutte, la strategia complessiva regionale nella gestione dei rifiuti, soprattutto in tema impiantistico”. L’obiettivo fissato a livello europeo è quello di riuscire a smaltire in discarica, entro il 2030, non più del 10 cento dei rifiuti urbani prodotti. Le stime fatte dai tecnici dell’Auri dicono però che la raccolta differenziata possa arrivare in Umbria, a quella data, al 70/80 per cento. Ci sarebbe quindi da trovare una soluzione per 40mila o 60mila tonnellate di rifiuto residuo che non dovrebbero andare in discarica. “Nel nostro preliminare – ha reso noto Betti – abbiamo proposto varie opzioni tra cui il Css, il Combustibile solido secondario, ma credo che si debba aprire su questo aspetto una seria discussione, purché questa non parta dal presupposto di negare il problema. Creando un sistema regionale di governo dei flussi dei rifiuti siamo riusciti a uscire dalla situazione d’emergenza di alcuni anni fa, ma il sistema è fragile e va stabilizzato”.
Rispetto al tema della raccolta differenziata ‘porta a porta’ Betti, insieme a Rossi e Nodessi, ha quindi sottolineato il problema dei costi dovuti al maggior lavoro umano necessario. “In Italia – ha spiegato il sindaco di Corciano – non abbiamo ancora un mercato delle materie seconde per cui questi maggiori costi solo in parte vengono compensati dagli introiti economici della vendita dei materiali. A questo proposito dobbiamo uscire da un equivoco: la raccolta differenziata non va fatta solo per spendere meno, ma perché questo è l’unico modo per salvaguardare l’ambiente. È giusto farla a prescindere dai risultati economici che comunque dobbiamo cercare di raggiungere”. Bene, invece, gli impianti di compostaggio che, oltre a garantire l’autosufficienza a livello regionale, hanno una potenzialità di trattamento superiore alle attuali esigenze. Anche sul versante dell’idrico la situazione risulta migliore rispetto a pochi anni fa con investimenti per 10 milioni di euro nel 2019 che hanno permesso l’apertura di numerosi cantieri su tutto il territorio regionale per sostituire e riparare le condutture più vecchie e ammalorate.