Da Perugia si è alzata la voce degli agricoltori sulla necessità e sulle prospettive per un idoneo utilizzo, anche energetico, della risorsa boschiva e per la gestione della fauna selvatica. Sviluppare un “modello economico-produttivo del bosco”, promuovere la superficie boschiva “come coltura agraria a tutti gli effetti” e incentivare “una nuova gestione faunistico-venatoria per gli ungulati e i predatori”: sono stati questi infatti i principali obiettivi sui quali si è sviluppato il confronto tra agricoltori del centro Italia, associazioni di categoria (Confagricoltura di Umbria, Toscana, Emilia Romagna, Marche e Lazio), governo (presente il capo dipartimento del ministero delle Politiche agricole, alimentari, forestali e turismo, Giuseppe Blasi) e istituzioni locali nell’ambito dell’incontro “Coltiviamo l’Appennino centrale: risorse e criticità”.
L’Italia è un paese forestale – è stato sottolineato – con 10,9 milioni di ettari di bosco e terre boscate, ovvero il 36,4% della superficie nazionale, con un incremento notevole negli ultimi anni, che ha portato la superficie forestale a superare quella agricola. Ed in Italia (1 importatore mondiale di legna ad uso energetico e il 2 in Europa di legname) viene utilizzato il 25-30% del potenziale, contro una media Ue del 56%. In Umbria, oggi, la superficie forestale è il 50% del territorio. Altro tema particolarmente sentito, quello della gestione della fauna selvatica e dei danni che questa provoca “sempre più spesso e sempre più ingenti all’agricoltura”. Su temi e dati come questi si è quindi sviluppato il confronto, promosso da Confagricoltura, che ha visto coinvolte le cinque regioni dell’Appennino centrale, rappresentate dai rispettivi assessori regionali all’Agricoltura, così come dai presidenti regionali di Confagricoltura.
Insieme a loro anche il presidente nazionale Massimiliano Giansanti, il quale ha evidenziato che “l’agricoltura è componente essenziale per i territori dell’Appennino e va fatta una riflessione profonda sulla sostenibilità economica dell’agricoltura in queste aree”. “Una delle difficoltà maggiori nel far partire politiche concrete per affrontare la difficile situazione di certe aree come quelle dell’Appennino centrale è la scarsità di risorse e dobbiamo lavorare insieme, Stato e Regioni, per poter trovare soluzioni concrete” ha poi spiegato il capo dipartimento Mipaaft. “E’ fondamentale – ha infine spiegato l’assessore all’agricoltura della Regione Umbria Fernanda Cecchini – che si tornino a rioccupare e, quindi, a presidiare i territori che mano a mano si sono spopolati. In Umbria, per poter garantire le realtà economiche di queste aree, la Regione ha stanziato misure e bandi per 87 milioni di euro sulla forestazione. Sul piano della fauna selvatica stiamo approvando proprio in questo periodo il Piano faunistico regionale”.