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domenica 22 Dicembre 2024
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Successo per “il canto dei dannati sepolti nel fango”: un momento di riflessione sulla Grande Guerra e i suoi orrori

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Una tragedia di dimensioni immani, senza termine di paragone con i precedenti conflitti, e assai sottovalutata anche da chi inizialmente ne aveva sostenuto la necessità, che cambierà per sempre il volto dell’Europa, aprendo la strada ad altri drammi successivi. Una carneficina che ha prodotto circa 9 milioni di morti e 20 milioni di feriti. La prima guerra contemporanea, “Grande Guerra”, per il numero dei soldati impiegati, la devastazione prodotta delle armi, i morti, la durata, l’estensione delle operazioni militari. Tra i fili spinati, il fango, le trincee, non trovava la morte solo una generazione di europei, condannata ad un sacrificio assurdo, ma anche un modello socio-culturale. Un Europa che estendeva il suo dominio sul mondo, fiduciosa nel progresso e nel suo perdurare, nelle sue stupefacenti innovazioni tecnologiche. I “giovani del ’99”, inizialmente in partenza chiassosa e festante verso il fronte, orgogliosi di difendere la patria, diventeranno adulti anzitempo, perdendo la propria innocenza e spesso i propri sogni.

Si è svolto sabato 23 marzo, presso il “teatro della filarmonica” di Corciano lo spettacolo“il canto dei dannati sepolti nel fango: le canzoni e le parole dei soldati nelle trincee della Grande guerra”, organizzato dall’associazione “Humus sapiens”, con adesione della fondazione “centro studi Aldo Capitini Perugia”, e di Emergency. Un evento che ha visto anche il patrocinio del “Premio Riccardo Romani per lo studio della storia” e del Comune di Corciano. Uno spettacolo, con una nutrita partecipazione di pubblico, che ha visto l’esibizione della live band “ 51.mo BFA” con Walter Toppetti, voce e chitarra, Simone Federici, fisarmonica e pianoforte, Marco Salemme, batteria, Stefano Cascelli, basso. L’assessore, Francesco Mangano, del comune di Corciano, introducendo la serata, parla di “ iniziativa di grande interesse contenutistico, che ispira un profondo sentimento di gratitudine verso persone che hanno costruito l’Italia, portando effettivamente a termine il percorso di indipendenza, e che hanno dato la vita per le future generazioni”. Anche il presidente dell’associazione, “Humus Sapiens”, Antonio Rocchini, parla di “iniziativa che intende ribadire l’importanza di valori come “pace, democrazia e rispetto della libertà, dei diritti e delle uguglianze, da difendere in ogni luogo ed ogni tempo”.

Una serata che ha visto l’esecuzione, spesso con commossa partecipazione, da parte della live band, di canzoni di trincea come “maledetta la guerra ed i ministri”, “O Gorizia, tu sei maledetta”, “addio padre e madre”, “fuoco e mitragliatrici” e “rosso e verde”, “tapum”. Esibizioni intervallate da filmati dell’epoca e da commenti esplicativi, da parte di Walter Toppetti, riguardo le varie fasi del conflitto. Si parla anche delle moltissime lettere e pagine di diari che milioni di soldati, spesso semi-analfabeti, scrivevano per ritrovare sé stessi, accennando al desiderio di riabbracciare genitori, figli, mogli, fidanzate. Ma si parlava anche di lacrime, paure, disagi, fame, freddo, maledizioni contro il conflitto ed i suoi promotori, nella consapevolezza, spesso, di un destino che appariva segnato. “Una guerra in cui compaiono armi dalla distruttività sconosciuta, tecnologica, ma anche con carattere profondamente classista, combattuta da poveracci, operai e contadini, strappatti al quotidiano e “gettati” nelle trincee, per difendere i valori delle elites. Una guerra di posizione, di “dannati”, per la conquista di pochi fazzoletti di terra.”, evidenzia Toppetti. Canzoni, lettere, parole che raccontano il rimpianto per la spensieratezza di una vita semplice, ma appagante, fatta di amore, affetti, vicinanza alla famiglia, lavoro, che strideva pesantemente con i racconti delle avversità quotidiane al fronte, riguardo la paura della morte e di non rivedere più i propri cari, soprattutto duranti gli assalti all’”arma bianca”, sotto lo spietato fuoco delle mitragliatrici.

La serata inizia con la proiezione di un discorso di Filippo Tommaso Marinetti, fondatore del futurismo, movimento letterario, artistico e politico, che parla di necessità della guerra come “unica igiene del mondo”, momento in cui esplodono le energie psico-fisiche dell’uomo macchina, nell’esaltazione spavalda del coraggio, dell’ audacia, della ribellione, e di progresso, militarismo, e patriottismo. Un messaggio travolgente ed incendiario, contro la staticità, ed i vizi della società del tempo, il comportamento vile e l’ozio, in vista di un rinnovamento radicale. Una guerra che invece vedrà, anche in trincea, la riproposizione di gerarchie sociali consolidate, con incomprensioni spesso, tra ufficiali e sottoposti, che produrranno diserzione, punizioni eccessive, fucilazioni talvolta ingiustificate. Con attenzione non sempre sufficiente alle condizioni materiali e morali delle truppe. Si parla anche di Cadorna, del disastro di Caporetto, dell’enorme dispendio di vittime a cui portava la sua strategia dell’ “offensiva frontale”, con attacco ad oltranza, e con un esercito poco addestrato e dotato di scarsi armamenti pesanti. Il generale, con radicale senso del dovere e credendo nel sacrificio per la vittoria, accuserà le truppe di viltà e scarsa resistenza al nemico.

Si parla anche del film la “Grande Guerra”, con protagonisti Alberto Sordi e Vittorio Gassman, che mostrando una massa di persone lacere e sporche, vuole smontare il mito della guerra eroica, soldati valorosi pronti ad immolarsi per la patria, oggetto per molto tempo di propaganda. Con i protagonisti che cercheranno spesso di evitare i pericoli e uscire indenni dalle difficoltà, anche se ci sarà la morte ed il riscatto finale. Della difficile realtà quotidiana nelle trincee, e del clima di sfiducia che progressivamente si diffonde tra le truppe, parla anche Hemingway, nel capolavoro “Addio alle armi”. Lo spettacolo al teatro “la filarmonica” di Corciano, parla anche di un’altra questione importante, ma sino tempi recenti poco indagata, quella degli “scemi di guerra”: un conflitto che non produceva solo morti, mutilati e feriti ma anche persone con seri problemi psichici, sovente ricoverati nei manicomi di mezza Europa, per cui all’epoca non esistevano cure mediche adeguate. Inizialmente spesso, venivano accusati di codardia e tradimento dagli Stati maggiori, o di simulare la patologia, e venivano rimandati al fronte, dopo trattamenti ipnotici e scosse elettriche, per poi peggiorare acutamente ed essere ricoverati nei manicomi, esseri umani “dimenticati e nascosti”, di un conflitto senza senso.

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