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giovedì 21 Novembre 2024
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Saldi invernali: in Umbria si spenderanno 325 euro a famiglia

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Interessano oltre 15 milioni di famiglie, muovono in totale 5,1 miliardi di euro, con una spesa media a famiglia di 325 euro, circa 140 euro pro capite: sono questi, secondo le stime dell’Ufficio Studi Confcommercio, i numeri dei saldi invernali che partono il 5 gennaio anche in Umbria, come nella maggior parte delle regioni italiane, anticipate da Basilicata, Sicilia e Valle d’Aosta. Le previsioni sono di saldi – euro più, euro meno – in linea con quelli dello scorso anno.

Grande e vario l’assortimento tra cui i consumatori possono scegliere, con sconti subito consistenti, trovando ‘vere’ occasioni nei negozi fisici, in cui possono rinsaldare le relazioni con il commercianti di fiducia, all’insegna della trasparenza del rapporto prezzo/qualità, della professionalità e del servizio.
Le aspettative dei commercianti sono caute – come sottolinea il presidente di Federmoda Umbria Confcommercio Carlo Petrini – ma si spera in una sostanziale tenuta rispetto al 2018, dopo una stagione che, a causa di diversi fattori, a cominciare da quelli climatici, è stata piuttosto difficile per gli imprenditori.

“Il caldo perdurante e fuori stagione – evidenzia Petrini – non ha agevolato per niente la vendita dei capi invernali, specie i capi spalla. Il black friday ha fatto il resto, danneggiando fortemente le vendite di Natale. In Italia è invalsa un’idea errata di black friday, che nella versione originale americana dura 24 ore e riguarda prodotti non di ultima produzione. In Italia invece è durato anche una settimana, con sconti su tutta la merce: questo ha limato molto il margine finale delle vendite. Chi ha aderito all’iniziativa a novembre ha aumentato il fatturato, ma con ricavi modesti, senza contare che si è giocato una parte delle vendite del Natale. Speriamo che non sia vanificato anche il risultato dei saldi”.

Sull’avvio ufficiale dei saldi pesa anche il fenomeno sempre più diffuso dei pre-saldi, o saldi privati. Un comportamento giuridicamente sanzionabile, ma a cui ricorrono sempre più commercianti. “La categoria degli scorretti – commenta ancora il presidente Federmoda Umbria – avanza sempre più, complice un disallineamento tra la ‘legge’ di mercato e regole che non si adeguano. La pervasività della cosa non toglie nulla al fatto che rimanga una pratica scorretta, di cui fa le spese chi si adegua alla legge”. In Umbria poi la situazione si aggrava, a causa della normativa regionale in materia di vendite promozionali. “Attualmente, in modo anomalo rispetto a tante altre regioni italiane – spiega Carlo Petrini – le vendite promozionali sono liberalizzate, e questo genera una vera e propria giungla di offerte anche a ridosso dei saldi, vanificandone l’effetto. Per questo come Federmoda insistiamo perché la normativa venga modificata. Così come insistiamo per la previsione di una web tax per i colossi del web, vista la difficoltà di avere un’univoca norma comunitaria, per tutelare la legittima concorrenza”.

Per il corretto acquisto degli articoli in saldo, Confcommercio ricorda alcuni principi di base:
1. Cambi: la possibilità di cambiare il capo dopo che lo si è acquistato è generalmente lasciata alla discrezionalità del negoziante, a meno che il prodotto non sia danneggiato o non conforme (art. 1519 ter cod. civile introdotto da D.L.vo n. 24/2002). In questo caso scatta l’obbligo per il negoziante della riparazione o della sostituzione del capo e, nel caso ciò risulti impossibile, la riduzione o la restituzione del prezzo pagato. Il compratore è però tenuto a denunciare il vizio del capo entro due mesi dalla data della scoperta del difetto.
2. Prova dei capi: non c’è obbligo. E’ rimesso alla discrezionalità del negoziante.
3. Pagamenti: le carte di credito devono essere accettate da parte del negoziante qualora sia esposto nel punto vendita l’adesivo che attesta la relativa convenzione.
4. Prodotti in vendita: i capi che vengono proposti in saldo devono avere carattere stagionale o di moda ed essere suscettibili di notevole deprezzamento se non venduti entro un certo periodo di tempo. Tuttavia nulla vieta di porre in vendita anche capi appartenenti non alla stagione in corso.
5. Indicazione del prezzo: obbligo del negoziante di indicare il prezzo normale di vendita, lo sconto e il prezzo finale.

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