Passeggiare sotto un cavalcavia non è piacevole, soprattutto di questi tempi. Tuttavia è stato l’unico modo per andare a casa di Mario Sanna e la sua famiglia poiché vivono a pochi metri dal Raccordo Autostradale Perugia Bettolle. “Con tutti i pro e i contro – racconta Sanna – da un lato è comodo per raggiungere Perugia, ma i contro sono il rumore i danni alla salute e alla tranquillità”.
Tutti la possono notare passando nella zona commerciale di Ellera di Corciano: una casa in pietra completamente circondata da strade. L’ingresso originario, da questo lato, è inagibile da anni rosicchiato dagli espropri per realizzare la viabilità. La famiglia quindi si è adattata a entrare dalla parte opposta, sotto il cavalcavia. Sanna ha acquistato l’abitazione di famiglia nel 1982. “L’abbiamo ristrutturata – ricorda Sanna – c’era tutta campagna intorno a parte l’Ellesse. Poi hanno cominciato a costruire la superstrada, noi lo sapevamo ma allora transitavano pochissime macchine. Erano altri tempi”.
Con il passare degli anni la zona si è andata urbanizzando fino alla condizione attuale e si sono acuiti numerosi disagi, il più evidente dei quali è il rumore. “Appena è aumentato – racconta Mario Sanna – abbiamo fatto chiedere da un avvocato di mettere pannelli anti-rumore ma l’Anas non ha mai risposto, se ne è fregata completamente. Eppure – aggiunge – sono venuti quattro volte a fare i rilievi e sono sempre risultati al di sopra dei limiti massimi”.
Un altro problema è rappresentato dalla salubrità dell’aria. Noi respiriamo il gas che scende giù dalla strada. Se lei prende una calamita e la mette per terra, raccoglierà mezzo chilo di ferro in grani piccolissimi che sono i residui dei ferodi dei freni”.
Frastuono e inquinamento a parte, il pericolo più tangibile è rappresentato dalla vicinanza con il raccordo autostradale. Negli ultimi 30 anni dalla strada là sopra è caduto di tutto: cerchioni, lamiere, tappi fino a veicoli interi come l’ultima volta, nel 2015, quando venne già un camion atterrando in giardino. “In giardino non ci si può vivere – ribadisce Sanna – cadeva e cade di tutto dalla superstrada: dagli oggetti più piccoli ai camion, anni fa ne cadde uno che trasportava maiali dall’altro lato”. Di materia legale qui a casa Sanna ce n’è per tutti i gusti, eppure dopo tanti anni e il lavoro di tre avvocati la situazione non ha fatto che peggiorare. Assenti anche le istituzioni, a tutti i livelli.
A tutto questo si aggiunge anche un altro fatto. Alcune parti in calcestruzzo del cavalcavia sono visibilmente rovinate, i ferri piano piano si fanno strada nel cemento che si sgretola. L’Anas è intervenuta ma, a quanto pare, c’è ancora lavoro da fare. “Sono venuti gli operai dell’Anas – spiega Sanna – hanno dipinto, scartavetrato tolto alcuni ferri per rendere la parte che è visibile lungo la superstrada come fosse nuova. Dalla parte mia, dieci metri più in qua, è tutto come prima”.
Nonostante tutto la famiglia Sanna (padre, madre, un figlio e una figlia) continuano a fare la loro vita di tutti i giorni. “Anche quelli che abitavano sotto il ponte Genova erano tranquilli ma tutto può succedere. Ho provato anche a cercare altre case però – ammette Sanna – con questa situazione chi me la compra? Potrebbe andare bene per una attività commerciale ma non certo con tutto questo casino”.
Lorenzo G. Lotito