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domenica 22 Dicembre 2024
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Bimbi e tecnologia: è la qualità del tempo passato davanti allo schermo a fare la differenza

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Viviamo un’era in cui le informazioni e gli stimoli si sono convertiti quasi totalmente al digitale. Per questo motivo non dovremmo allarmarci del sempre più stretto rapporto che i nostri figli instaurano con pc, smartphone e tablet. A darne la conferma è una ricerca dell’Oxford Internet Institute e della Cardiff University, pubblicata sulla rivista scientifica Child Development, che rivela che i bambini tra 2 e 5 anni che passano davanti a uno schermo più di due ore al giorno – limite massimo raccomandato dalle linee guida dell’American Academy of Paediatrics (Aap)  – non presentano quei tanto temuti disturbi psicologici se il tempo passato dai bimbi con un dispositivo multimediale è di qualità.

Per gli esperti non ci sarebbero prove concrete per sostenere che una rigida limitazione dell’uso delle tecnologie digitali sia senza ombra di dubbio un vantaggio per i bambini in questa fascia d’età. Secondo Andrew Pryzbylski e i suoi colleghi, i risultati suggeriscono di prendere in considerazione l’intero contesto familiare: il modo in cui i genitori stabiliscono le regole sul tempo da passare davanti allo schermo digitale e se l’utilizzo dello strumento costituisce un momento condiviso tra il bambino e l’adulto diventano fattori più importanti della sola quantità di tempo spesa.

Due, quindi, gli approcci suggeriti.

Il primo riguarda appunto la sfera familiare, in cui i genitori, più che dei minuti di troppo, dovrebbero preoccuparsi di rendere interattivo e stimolante il tempo dei bambini di fronte allo schermo, senza utilizzare (almeno non costantemente) i dispositivi come fonti di intrattenimento passivo. Ciò lo renderebbe un momento sociale, che andrebbe a influire in maniera positiva sul benessere psicologico del bambino, alimentandone la curiosità e i legami con i genitori.

Il secondo, invece, è un suggerimento alla comunità scientifica perché consideri la possibilità che i dati da cui prendono spunto le attuali linee guida siano già vecchi: infatti il nostro modo di utilizzare i dispositivi digitali (e quindi anche quello dei bambini) cambia velocemente ed è diverso in relazione all’età, all’etnia, al sesso e al contesto socio-economico-culturale. Ed è compito dei ricercatori aggiornare le ricerche e condurre studi rigorosi sulla misura in cui l’esposizione all’utilizzo di apparecchi multimediali possa influenzare – in bene o in male – lo sviluppo dei bambini.

(fonte wired.it)

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