In Umbria, come nella maggior parte delle regioni italiane (a parte Sicilia e Basilicata che hanno anticipato al 1° e al 2 luglio), i saldi estivi cominceranno sabato 7 luglio, per una durata di 60 giorni di calendario (quindi termineranno il 4 settembre).
Secondo le stime dell’Ufficio Studi di Confcommercio, ogni famiglia spenderà in media per l’acquisto di articoli di abbigliamento e calzature in saldo poco meno di 230 euro, per un valore complessivo intorno ai 3,5 miliardi di euro.
Il presidente di Federazione Moda Umbria, fresco di elezione, Carlo Petrini, anche membro della Giunta nazionale Federmoda, sottolinea come ancora oggi i saldi abbiano ragione d’essere, perché rappresentano una importante occasione commerciale sia per le imprese sia per i consumatori. Tanto più perché, a differenza di quanto avveniva a volte in passato, oggi chi compra ha a disposizione prodotti di stagione e grande assortimento tra cui scegliere. “No” dunque, secondo Petrini, alla liberalizzazione dei saldi; pollice verso, da parte del sindacato, anche nei confronti di quelle azioni ormai diffuse dei pre-saldi o saldi privati, che si collocano ai margini della normativa, e della legge regionale in materia di vendite promozionali, che in Umbria, in modo anomalo rispetto a tante altre regioni italiane, sono liberalizzate, generando una vera e propria giungla di offerte anche a ridosso dei saldi.
La tradizione dei saldi è pronta a fronteggiate anche la sfida dell’online: “Anche se in crescita costante, le vendite on line nel settore abbigliamento-calzature-accessori incidono complessivamente per circa il 10% del totale – evidenzia Petrini – quindi il negozio fisico ha ancora un ruolo assolutamente preponderante, rimanendo un punto di riferimento per il consumatore finale, che trova nell’imprenditore la garanzia di un servizio di qualità sotto tutti i punti di vista. Proprio la qualità è per Federmoda Umbria il punto cardine su cui lavorare: “Competenza, professionalità, servizi accessori e esperienza di acquisto piacevole sono gli elementi su cui il negozio tradizionale ha una marcia in più rispetto all’on line, e grazie ai quali può affrontarne la concorrenza, sfruttando peraltro a sua volta tutti gli strumenti di integrazione con il digitale che possono migliorare le sue performance. Oggi sono sempre più numerose, anche in Umbria, le aziende del settore che coniugano con successo vendita fisica ed e-commerce, che innovano senza rinunciare al valore più grande, ovvero il rapporto diretto e fiduciario con il cliente”.
Per il corretto acquisto degli articoli in saldo, Confcommercio ricorda alcuni principi di base:
1. Cambi: la possibilità di cambiare il capo dopo che lo si è acquistato è generalmente lasciata alla discrezionalità del negoziante, a meno che il prodotto non sia danneggiato o non conforme (art. 1519 ter cod. civile introdotto da D.L.vo n. 24/2002). In questo caso scatta l’obbligo per il negoziante della riparazione o della sostituzione del capo e, nel caso ciò risulti impossibile, la riduzione o la restituzione del prezzo pagato. Il compratore è però tenuto a denunciare il vizio del capo entro due mesi dalla data della scoperta del difetto.
2. Prova dei capi: non c’è obbligo. E’ rimesso alla discrezionalità del negoziante.
3. Pagamenti: le carte di credito devono essere accettate da parte del negoziante.
4. Prodotti in vendita: i capi che vengono proposti in saldo devono avere carattere stagionale o di moda ed essere suscettibili di notevole deprezzamento se non venduti entro un certo periodo di tempo. Tuttavia nulla vieta di porre in vendita anche capi appartenenti non alla stagione in corso.
5. Indicazione del prezzo: obbligo del negoziante di indicare il prezzo normale di vendita, lo sconto e il prezzo finale.