La lenta ripresa economica trova alla fine del 2017 una regione spaccata a metà: situazioni di difficoltà che ancora producono numerose uscite dal mercato coesistono con un nucleo di imprese solide. Queste ultime, in prevalenza di medie-grandi dimensioni operanti nel Perugino, realizzano investimenti, sono aperte ai mercati esteri e non risentono di vincoli finanziari.
In generale per il terzo anno consecutivo la produzione di beni e servizi ha continuato ad aumentare.
I risultati migliori sono stati ottenuti dall’industria dove cresce anche la spesa per investimenti.
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Nonostante questo recupero la manifattura umbra si connota per livelli di produttività inferiori rispetto al resto del Paese in quasi tutti i comparti. Il favorevole andamento dei consumi ha invece sostenuto le vendite nel commercio. Il turismo ha continuato a risentire del calo di visitatori a seguito degli eventi sismici con un calo del 10 per cento nel 2017; solo a partire dai mesi finali dell’anno i flussi sono tornati vicini ai livelli precedenti. Ancora contratta invece l’attività nell’edilizia sia pubblica sia residenziale, che non ha tratto impulso dalle opere per la ricostruzione.
Per quanto riguarda il lavoro, dopo il calo osservato nel 2016, lo scorso anno i livelli occupazionali sono rimasti sostanzialmente stabili. È aumentato solo il lavoro dipendente, nelle forme contrattuali a termine.
Bankitalia sottolinea che l’Umbria possiede una quota di popolazione laureata superiore alla media nazionale a cui però si associa una domanda da parte delle imprese più orientata alla ricerca di operai specializzati.
Nel 2017 il reddito delle famiglie si è stabilizzato e la contestuale maggiore spesa è stata finanziata anche ricorrendo all’indebitamento. L’accesso al credito è risultato più agevole anche se le banche tendono a garantire disponibilità di prestiti alla clientela meno rischiosa.
I mutui sono tornati a flettere, in connessione con la diminuzione delle compravendite di abitazioni.
Per quanto riguarda il settore pubblico è da notare che il grado di avanzamento dei Programmi operativi finanziati con fondi strutturali europei risulta molto contenuto: le risorse impegnate ammontavano alla fine dello scorso anno al 20 per cento della dotazione totale; si tratta della quota più bassa tra le regioni italiane.