spot_img
domenica 24 Novembre 2024
spot_img

Politiche 2018 – L’analisi: addio Regioni Rosse, persi 30 punti dal 1968

Da leggere

C’erano una volta le ‘Regioni Rosse’, per 60 anni feudi della sinistra e territori inviolabili per tutti gli altri. Città e campagne che, nonostante qualche cedimento negli anni – l’elezione nel 1999 di Giorgio Guazzaloga a sindaco di Bologna fu il primo, vero, ‘tradimento’ – dal 1948 hanno sempre risposto presente alla chiamata della sinistra. Fino al 4 marzo. L’analisi dell’Istituto Cattaneo sui flussi elettorali in Emilia Romagna, Toscana, Marche e Umbria è impietosa e, allo stesso tempo, indicativa dell’involuzione di una tradizione politica: “nelle 4 regioni un tempo colorate politicamente di rosso dal 1948 ad oggi, l’area dei partiti di centrosinistra ha perso quasi trenta punti percentuali, passando dal 59,2% dei voti del 1968 all’attuale 30,1%”.

In realtà, già nelle elezioni del 2013 che hanno visto per la prima volta i Cinquestelle in campo, più di un segnale si era registrato e l’ ‘egemonia culturale’ della sinistra aveva mostrato le prime crepe. Ma è con il voto di domenica, dicono gli esperti, che si assiste “per la prima volta a due fenomeni che segnano la definitiva scomparsa di tale monopolio”. Il primo è la caduta del Pd: con 1.617.748 voti tra Marche, Emilia Romagna, Toscana e Umbria, perde il posto di primo partito a favore del M5s, che ha preso 1.682.365 voti. Tracollo da cui dipende direttamente il secondo fenomeno: il sorpasso, anche in questo caso per la prima volta, del centrodestra – sia in termini assoluti che percentuali – sul centrosinistra. Unica, magra consolazione, il risultato della Toscana, unica delle 4 regioni a non voltare del tutto le spalle: il Pd è ancora il primo partito, ma rispetto al 2013 perde oltre duecentomila voti.

Il crollo nei feudi storici, dice ancora l’Istituto Cattaneo, è “legato indissolubilmente” alla progressiva perdita di voti del Pd. Che fine hanno fatto? La maggior parte se li è presi il M5s, il resto se lo sono diviso i fratelli-nemici di Liberi e Uguali e, in alcune città come Bologna, Ferrara, Parma e Perugia, la Lega. L’altro elemento che ha pesato è stata l’astensione: “in media, più di un elettore del Pd su 10 non si è recato alle urne nel 2018”. La sfida fratricida con LeU, inoltre, “ha finito per disorientare e alla fine demotivare una quota consistente dell’elettorato” e non ha prodotto vantaggi per nessuno dei due contendenti: “la scissione all’interno del Pd non ha comportato un’espansione dell’elettorato del centro sinistra ma una sua ulteriore riduzione”. La conclusione dell’Istituto Cattaneo non può essere che una: “il predominio elettorale dei partiti di sinistra e centrosinistra si è concluso”. Una fine che si porta dietro oltre al danno anche una beffa: le regioni rosse, una volta blindate, sono oggi “l’area geopolitica caratterizzata da maggior competizione”, dove “il mercato elettorale è più incerto” e “aperto a nuove proposte politiche”. Da feudi a terre di conquista.

Matteo Guidelli (ANSA)

Corcianonline è accessibile liberamente e senza costi.
Ciò è possibile anche grazie al supporto di coloro che ci sostengono, convinti che un'informazione accurata sia fondamentale per la nostra comunità.
Se hai la possibilità, unisciti al nostro sforzo con una semplice donazione.





Può interessarti anche

Cerca nel sito

 

Ultime notizie

spot_img