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giovedì 21 Novembre 2024
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Politiche 2018 – Intervista con Valentina Salicari del Partito Comunista: “Lavoro e servizi gratis per tutti, ma è fondamentale uscire dall’Europa”

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Le interviste di Corcianonline.it ai candidati in Umbria alle prossime elezioni proseguono con Valentina Salicari, candidata per il Partito Comunista al collegio uninominale Umbria 1 (Perugia).

Quali sono le motivazioni che l’hanno spinta a candidarsi?
La mia candidatura nasce principalmente dalla militanza, che non prevede solo l’essere possessore di una tessera. Militare nel Partito Comunista significa farsi portavoce ogni giorno di quelli che sono i reali problemi che attanagliano il mondo del lavoro ed i servizi. Voglio lottare per il mio futuro e per quello del mio paese ed il poter portare avanti questa battaglia alle elezioni non può che rendermi orgogliosa del lavoro che ogni giorno svolgiamo.

Perché votare lei, perché il suo partito?
Per noi essere presenti a queste elezioni significa soprattutto mettere le basi per la ricostruzione di una forza politica capace di organizzare e portare avanti le lotte dei lavoratori e delle classi popolari, che la sinistra borghese ha lasciato sole a fronteggiare il progressivo smantellamento dei diritti sociali da parte dei governi che si sono succeduti negli ultimi anni. Il nostro partito è composto da lavoratori, disoccupati, precari e, attraverso il Fronte della Gioventù Comunista, anche di studenti che ogni giorno vivono le contraddizioni del sistema capitalistico. Io per prima sono disoccupata e sento la necessità di un vero e proprio cambiamento.

Se dovesse essere eletta quale sarà la sua prima iniziativa?
Per noi comunisti, l’elezione al parlamento non è il fine ultimo. Il nostro non è un semplice programma elettorale, ma un programma di trasformazione della società che verrà portato avanti anche dopo il 4 marzo, al di là dei risultati che scaturiranno dalle urne. Le nostre sono proposte di rottura che portano al centro della politica il lavoro e i diritti sociali, come scuola, sanità e servizi gratuiti e accessibili per tutti. Ma il punto fondamentale è l’uscita dell’Italia dall’Unione Europea: finché il nostro paese resterà all’interno di questa gabbia, è del tutto illusorio pensare che si possano realizzare cambiamenti radicali.

Quanto è importante mantenere un contatto con il proprio territorio di appartenenza?
Il contatto con la propria città e la propria regione è assolutamente necessario. Le nostre lotte partono dai quartieri in cui viviamo, dalle scuole che frequentiamo e dai luoghi di lavoro. Assistiamo a un grave arretramento del livello di vita delle classi popolari che è stato reso possibile anche dalla rinuncia da parte della sinistra a presidiare il territorio: mentre loro abbandonavano i quartieri periferici e disagiati per ritirarsi nei salotti a discutere di diritti civili individuali, la sanità e i trasporti venivano privatizzati, la scuola pubblica veniva smantellata e i diritti dei lavoratori venivano annullati con misure come il Jobs Act e la legge Fornero.

Qual è il futuro dell’Italia nell’Europa?
Ribalterei la domanda dicendo che per l’Italia non c’è futuro all’interno dell’UE, una struttura i cui centri decisionali non sono democraticamente eletti, ma sono asserviti agli interessi delle grandi multinazionali e delle banche. In questo senso, pensare di trasformare l’UE da “Europa dei capitali e dei trattati” a “Europa dei popoli” è pura illusione. Noi crediamo invece che il futuro dell’Italia sia il socialismo, perché solo attraverso il socialismo è possibile arrestare il crescente impoverimento delle classi popolari e liberarle dallo sfruttamento, dall’ingiustizia e dalla povertà.

Quali sono i punti deboli e i punti di forza dell’Umbria?
L’Umbria è una regione in cui grandi risorse industriali e tecnologiche si trovano a accanto a eccellenze agro-alimentari di assoluto rilievo, in un territorio ricchissimo di bellezze naturalistiche e architettoniche. A dispetto di questa ricchezza, assistiamo a un progressivo declino, causato da anni di politiche fallimentari e scelte manageriali scellerate. Uno dei problemi che vanno assolutamente affrontati nella nostra regione è quello dell’isolamento, che deve essere superato attraverso una politica dei trasporti adeguata e non attraverso spot elettorali. Va bene il Frecciarossa a Perugia, ma non si può lasciare gran parte del territorio fuori dal sistema dei trasporti: occorre investire nelle reti di trasporto locali per consentire ai pendolari di spostarsi verso i luoghi di lavoro in modo veloce, economico ed ecosostenibile.

Come vede in Italia un futuro fatto di macroregioni?
Ridurre la frammentazione territoriale può contribuire a razionalizzare i servizi, anche se bisogna capire quale sarebbe l’impatto di questa razionalizzazione in termini di posti di lavoro e di accessibilità dei servizi interessati. Tuttavia, a nostro giudizio, il problema centrale non è l’organizzazione dei servizi su base territoriale, ma il fatto che le politiche dei governi che si sono succeduti negli ultimi decenni hanno avuto come obbiettivo una progressiva privatizzazione dei servizi nel nome del raggiungimento di un’efficienza che è tutta da provare. Noi siamo innanzitutto per l’esclusione di servizi quali scuola, sanità e trasporti dalla logica del massimo profitto.

Che scenari politici reputa probabili all’indomani del 4 marzo?
Dati i meccanismi dell’attuale legge elettorale, è probabile che nessuno degli schieramenti in campo avrà i numeri per governare. Un governo di larghe intese, o “del Presidente” sembra quasi inevitabile. In ogni caso, per chiunque andrà al governo, i margini saranno ridottissimi: dopo il 4 marzo sentiremo ancora una volta richiami alla responsabilità e dichiarazioni sulla necessità di rispettare i patti europei, perché i programmi non si scrivono qui, ma a Bruxelles.

Com’è cambiata la politica nell’epoca dei social network?
I social network hanno un peso sempre maggiore nella comunicazione politica. Per capire la portata del cambiamento, basta guardare le plance per l’affissione dei manifesti elettorali: molti hanno scelto di rinunciare all’affissione in quanto è possibile raggiungere un numero molto maggiore di potenziali elettori tramite social network, ad esempio sponsorizzando un post su Facebook. Ma, a mio avviso, è necessario saper gestire queste piattaforme in modo adeguato: chiunque può dire qualsiasi cosa su Internet ed è troppo facile cadere in guerre da tastiera o, peggio ancora, perdere ogni credibilità con comportamenti macchiettistici.

Populismo, immigrazione, violenza: come commenta i fatti più recenti?
Noi condanniamo senza appello qualsiasi atto di violenza volto a trasformare la campagna elettorale in una guerra fra bande, utile alle classi dominanti per distrarre l’attenzione dai problemi reali. Abbiamo ribadito più volte che l'”antifascismo istituzionale” di forze come il PD non serve a contrastare l’estrema destra. L’antifascismo deve essere praticato lottando a fianco delle classi popolari contro l’erosione dei loro diritti. L’immigrazione, fulcro della politica demagogica della destra, è causata dalla competizione fra paesi imperialisti che lottano per mercati e risorse creando guerra e miseria. Questo afflusso di disperati viene usato qui da noi per scatenare una guerra tra poveri che ha come conseguenza un’ulteriore compressione dei diritti dei lavoratori. A chi agita lo spauracchio dell’immigrazione noi rispondiamo che la guerra fra poveri la vincono i padroni.

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