La senatrice uscente Nadia Ginetti – già sindaco di Corciano per due mandati – si ricandida con il Partito Democratico alle prossime elezioni del 4 marzo. Nell’intervista che Corcianonline vi propone in esclusiva parliamo con l’On. Ginetti di politica locale, nazionale ed europea.
Che bilancio fa dei cinque anni in Parlamento come Senatrice?
“Questi cinque anni in Senato sono stati cinque anni complessi, molto difficili. Nel 2103 abbiamo ereditato un Paese devastato da una lunga e perdurante crisi, la peggiore del secolo scorso. Crisi che aveva prodotto recessione economica, disgregazione sociale, crescenti disuguaglianze, aggravata peraltro da politiche di austerità e da rigore. Noi del Pd ci siamo assunti la responsabilità di prendere in mano un paese in difficoltà e lo abbiamo riconsegnato, a cinque anni di distanza e grazie ai Governi Renzi e Gentiloni, in ripresa. Lo abbiamo rimesso in moto in un cammino di crescita. Abbiamo avviato, innanzitutto, politiche anticicliche, a sostegno dell’economia, della coesione sociale, a sostegno dei consumi e degli investimenti. Oggi il prodotto interno lordo è passato da – 1,7 a + 1,4, gli investimenti da – 6,6 a + 3,7. Una crisi che aveva prodotto oltre mezzo milione di disoccupati ma oggi, con il Job act e la decontribuzione per i neo assunti, abbiamo oltre un milione di posti di lavoro in più. Ora dobbiamo puntare sulla qualità del lavoro: salario minimo legale e riduzione del cuneo fiscale per i contratti a tempo indeterminato come misura permanente, strutturale. Questa 17esima legislatura è stata, pertanto, una grande stagione di riforme, molto produttiva con provvedimenti che hanno riguardato il welfare, la tutela dei diritti, il sostegno alle famiglie e dei consumi interni e sostegno agli investimenti delle aziende con il pacchetto Industria 4.0. L’obiettivo principale è stato quello di far uscire l’Italia dal baratro, rimetterla in cammino e riconquistare la fiducia dei cittadini verso la capacità della politica di elaborare risposte utili”.
Com’era l’Italia cinque anni fa, com’è oggi e come sarà fra cinque anni?
“Oggi l’Italia può guardare il futuro con maggiore fiducia e speranza. Oggi l’Italia ha delle leggi in materia di libertà e di tutela dei diritti che chiedeva da anni, una legge sull’autismo, una sul ‘dopo di noi’; il fondo per le non autosufficienze; la dichiarazione anticipata di trattamento; le unioni civili; una misura importante come reddito di inclusione a sostegno delle fasce più in difficoltà, quelle a rischio povertà; misure a sostegno dell’impresa, dell’Innovazione, con il pacchetto industria 4.0; misure di riforma del terzo settore, perché le politiche sociali possono diventare un’occasione, un’opportunità anche occupazionale e di investimento privato. Abbiamo un Paese che si è avviato verso la via della semplificazione nell’ambito della pubblica amministrazione. La semplificazione e l’introduzione di tecnologie di comunicazione anche nella giustizia che ci hanno consentito di rendere la giustizia più veloce più efficiente, con una riduzione importante delle cause pendenti. L’Italia ha oggi norme nel settore penale che consentono di combattere con più efficace la corruzione, il riciclaggio di denaro, l’evasione fiscale, strumenti contro il terrorismo e la criminalità organizzata, a garanzia della sicurezza. Non a caso il nostro Paese può vantare dei risultati in tema di legalità, anche rispetto alle gravi minacce del terrorismo, che hanno riguardato molti paesi sia europei che extra europei. Oggi l’Italia può, inoltre, registrare una diminuzione della pressione fiscale a partire dalla misura degli 80 euro, la decontribuzione quindi del costo del lavoro, diminuzione dell’Ires per le società, la diminuzione della dell’Irap del 10% e l’eliminazione del costo del lavoro dall’Irap nonché l’eliminazione totale dell’Irap e dell’Imu nel settore agricolo. Un’agricoltura che è tornata ad essere il settore primario, un’agricoltura sociale di valorizzazione dell’ambiente delle produzioni tipiche e tradizionali. Insomma l’Italia oggi può guardare avanti e continuare in un percorso di ripresa economica e sociale, di opportunità, in un cammino che bisogna percorrere con concretezza passo dopo passo, nella consapevolezza che molto ancora resta da fare”.
Se dovesse essere rieletta quale sarà la sua prima iniziativa?
“Se dovessi essere rieletta la mia prima iniziativa sarà portare a compimento il percorso di approvazione già iniziato di un mio disegno di legge, che è l’introduzione della materia di educazione civica insegnamento del diritto della Costituzione e delle normative e delle istituzioni europee, dalle scuole medie inferiori alle scuole superiori. Questo provvedimento a mia firma era già in discussione in Commissione e ha avuto un notevole consenso da parte di tanti docenti soprattutto nei licei, dove oggi questo insegnamento non ha una valutazione autonoma. E’ stato condiviso con un gruppo importante di giovani che, convintamente, ritengono che la reintroduzione di queste materie sia fondamentale per costruire la base della democrazia e cioè una cittadinanza responsabile e consapevole dei propri diritti e dei propri doveri. E’ soprattutto funzionale alla ricostruzione di quel legame che unisce cittadino e istituzioni, a partire dalla conoscenza e che porta poi al rispetto dei ruoli e delle delle libertà”.
Quali sono le iniziative prese negli ultimi cinque anni di cui va più fiera?
“Le iniziative degli ultimi cinque anni di cui vado più fiera sono probabilmente quelle che hanno riguardato la nostra regione. L’Umbria è una terra che ha richiesto un’attenzione particolare a causa della ferita legata al terremoto del 2016. E’ una regione alla quale abbiamo destinato risorse importanti per infrastrutture viarie: dal completamento del quadrilatero Foligno-Civitanova, Perugia-Ancona; ai 51 milioni di euro destinati al recupero ed alla messa in sicurezza della ferrovia ex Ferrovia Centrale Umbra; alle risorse stanziate per Perugia e Terni per la riqualificazione delle periferie; nonché le importanti risorse destinate alle scuole sia per la messa in sicurezza, che per le scuole innovative, per circa 30 milioni di euro per 38 interventi in tutta l’Umbria. Così come fondi per la statalizzazione dell’Accademia di Belle Arti di Perugia e per il finanziamento stabilizzato di uno dei più grandi festival umbri, ovvero Umbria Jazz”.
Quanto è importante mantenere un contatto con il proprio territorio di appartenenza?
“Il PD anche con queste elezioni ha fatto una scelta importante: quella di proporre candidati del territorio. E’ stato fondamentale scegliere di farlo. Molti dei candidati selezionati hanno avuto esperienza come amministratori locali ed è fondamentale per mantenere una relazione di confronto, di condivisione delle problematiche territoriali, soprattutto nella costruzione di quei provvedimenti utili a ricucire il paese dal punto di vista sociale e della coesione sociale, nonchè per ridare forza all’economia. Siamo riusciti, inoltre, ad allentare il patto di stabilità per riavviare gli investimenti degli Enti comunali. Dobbiamo continuare questo percorso al fine di poter valorizzare le tante potenzialità diffuse ed eccellenze locali, a partire dalla bellezza dei nostri Borghi, dal nostro patrimonio culturale e ambientale, risorsa per migliorare la qualità della vita dei cittadini ma anche per sviluppare una maggiore attrattività turistica”.
Che partito è il suo PD oggi?
“Il PD oggi, dopo aver festeggiato i suoi 10 anni di vita, può rappresentare una forza politica che si è assunta una grande responsabilità: quella di governare per cinque anni un Paese in grave difficoltà e di rimetterlo nella via della ripresa. Il PD è un partito contemporaneo, a vocazione europeista. E’ un’organizzazione ed una base forte, fondata su valori, irrinunciabili e non negoziabili, che la Costituzione ci ha consegnato. E’ il più importante gruppo politico del Partito Socialista europeo e, quindi, ha una grande responsabilità anche come motore propulsore del percorso di integrazione della politica europea. E’ un partito positivo che pensa alla costruzione dell’Italia, di un’Italia più forte e più giusta. Ha bisogno di credere maggiormente in se stesso, di ritrovare una maggiore unità interna. E’ un partito di sinistra, della sinistra possibile, che si propone forza di governo, una forza propulsiva per l’Italia, per un’Italia più forte, più giusta, protagonista in Europa e nel Mondo”.
Il PD a volte fa scelte che destano stupore nelle altre anime del centrosinistra: come vede ad esempio la mancata partecipazione alla manifestazione antifascista di Macerata?
“Il PD, rispetto ai gravissimi fatti avvenuti a Macerata, non ha voluto alimentare le tensioni sociali e la discordia sociale, ma ha scelto di affermare la sua natura ed il suo patrimonio valoriale con la sottoscrizione di un manifesto antifascista, con le sue politiche ed i suoi provvedimenti, di ripristino e tutela della legalità, di contrasto a pericolosi rigurgiti estremisti. E’ necessario non abbassare la guardia, e creare una cultura del rispetto, a partire da un contesto di sicurezza reale e percepita dai cittadini, che è condizione irrinunciabile di accoglienza e di integrazione. Chiunque si trovi nel nostro Pase deve, senza se e senza ma, rispettare le nostre leggi”.
Nella sua attività parlamentare c’è anche l’introduzione dell’omicidio stradale: si può fare già un bilancio dei suoi effetti?
“Quando ho presentato il disegno di legge in materia di omicidio stradale ho pensato alle tante vittime della strada. Una strage che riguarda soprattutto giovani e giovanissimi. Il reato di omicidio stradale ha l’obiettivo di punire quanti si mettono alla guida sotto l’effetto di stupefacenti o di alcol. La legge ha, soprattutto, lo scopo di creare una cultura di sicurezza stradale, del rispetto degli altri alla guida degli autoveicoli. Ha già prodotto notevoli effetti, soprattutto per la punizione di quell’aberrante comportamento che è l’omissione di soccorso. L’omicidio stradale anche se non riuscirà ad alleviare il dolore delle famiglie delle vittime è, prima di tutto, un provvedimento di giustizia”.
Evidente anche la sua attenzione alle politiche dell’Europa: cosa pensa della Brexit e come vede il futuro dell’Unione?
“Ho avuto l’onore in questi cinque anni di far parte della Commissione delle politiche europee e ho potuto dare in questo modo il mio contributo nell’esprimere dei pareri sulle proposte della Commissione europea. L’Italia in questi cinque anni ha svolto un ruolo fondamentale sia per richiamare l’attenzione dell’Europa sul problema delle migrazioni, sia per spingere l’acceleratore nella costruzione di uno spazio unico di libertà e Giustizia, di cooperazione giudiziaria, soprattutto in funzione dell’antiterrorismo. Abbiamo, in particolare, fortemente chiesto l’istituzione di una Procura europea. Siamo riusciti a superare con le leggi europee annuali, la metà delle 120 infrazioni legate alla mancata attuazione della normativa europea e siamo riusciti ad riprendere la strada verso una nuova Europa, quella del Pilastro sociale, di sostegno all occupazione e alla crescita economica. Siamo stati, inoltre, promotori dei negoziati per l’affermazione della Pesco, politica di difesa e di sicurezza comune. Siamo convinti che l’Europa è il nostro futuro, un’Europa che non dobbiamo più vivere come vincolo esterno. Dobbiamo, al contrario, esserne protagonisti ed attori fondamentali, in un’Europa dove le problematiche e le sfide importanti possono essere gestite. Più Europa significa anche più Italia nel Mondo. Dobbiamo lavorare per impedire nuove fratture e contrastare chi propone nuove barriere e nuovi confini, che rischiano semplicemente di chiudere fuori dalla porta problemi che torneranno a bussare se non governati dal livello di governo più opportuno. Dopo la ferita prodotta dalla Brexit è necessario, pertanto, avere il coraggio di riprendere il progetto di un’unione politica federale: un’Europa più forte, protagonista nel mondo”.
Come vede in Italia un futuro fatto di macroregioni?
“L’Italia delle macroregioni è un futuro possibile. Credo, tuttavia, che non sia necessario aspettare una modifica formale dei confini amministrativi per avviare utili e produttive forme di collaborazione e di sinergia tra regioni confinanti come, per esempio, per creare dei poli di eccellenza e per diminuire le spese di gestione di alcuni servizi. Queste modalità di relazione si possono estendere dalle infrastrutture viarie e aeroportuali, alle collaborazioni per l’organizzazione del servizio sanitario. Ed ancora potrebbero essere attivate sinergie tra istituzioni universitarie, forme di promozione turistica e territoriale. Si può avviare una coordinata ed armonizzata riforma che può praticare una politica concreta e che può anticipare sperimentare ipotesi di mutamento istituzionale del nostro paese. Credo che la regione dell’Umbria, in un un’ipotesi di macroregioni, potrebbe giocare un ruolo importante di valorizzazione della sua centralità. Può costituire un laboratorio di sperimentazione di innovazioni. L’Umbria deve essere vista come un cuore vivo e pulsante di un’Italia in cammino”.
Quali sono i punti deboli e i punti di forza dell’Umbria?
“L’Umbria è una piccola regione ma è un grande territorio, ricco di valori forti, solidi. E’ una terra coraggiosa, che ha saputo risollevarsi dai momenti di gravi difficoltà, come quelli vissuti con l’emergenza del terremoto. E’ una regione che, più di altre, ha subito gli effetti della crisi economica, ma che ha saputo mantenere buoni livelli di coesione sociale. E’ un sistema consolidato di welfare diffuso, anche grazie all azione di imprese private del Terzo settore. L’Umbria è la terra che sa esprimere quella spiritualità, quella autenticità che la storia ci ha tramandato, che conserva la bellezza del paesaggio, delle risorse naturali e d’arte, di un patrimonio culturale importante. E’ l’Italia dei tanti campanili e dei tanti comuni. L’Umbria si presenta come una città diffusa che ha bisogno del vigore della città capoluogo, Perugia, con la sua centralità, tanto quanto delle aree interne marginali. Ha bisogno di affrontare le tante crisi delle aziende piccole e grandi, che hanno rappresentato una opportunità occupazionale ed economica per molti anni. Ha potenzialità di crescita per i suoi tanti talenti, le tante eccellenze, a partire dal settore agricolo, delle produzioni tipiche enogastronomiche, delle produzioni manifatturiere. L’Umbria ha bisogno di potenziare le opportunità da offrire ai nostri ragazzi, per quei giovani che si riconoscono nelle nostre radici identitarie umbre ma che fanno fatica a trovare delle motivazioni per restare in questi straordinari luoghi d’origine”.
Cosa pensa della nuova legge elettorale e delle “alleanze mancate” come quelle con LeU e i socialisti in Umbria?
“La legge elettorale con la quale ci apprestiamo alla sfida del 4 marzo ha il merito di rendere diretto e riconoscibile il rapporto tra il candidato e l’elettore con i collegi uninominali e con liste corte. Superando le distorsioni prodotte dalla precedente legge, il Porcellum, questa non è la legge elettorale che avrebbe voluto il Partito Democratico ma è stata l’unica possibile con le maggioranze parlamentari in campo. Premia le coalizioni. Pertanto è indubbio che le alleanze mancate nel centrosinistra costituiscono un punto di debolezza. Le alleanze, sia a livello locale che nazionale, si devono costituire sulla base di programmi, di progetti politici e non sulla base di spazi e posizioni da riservare. Pertanto si può dimostrare la propria responsabilità garantendo unità e sostegno ad un progetto nell’interesse del Paese, soprattutto nei momenti di maggior crisi e difficoltà. E’ questa la differenza tra una forza politica di Governo che si propone di continuare il cammino di ripresa del nostro paese contro l’affermazione di posizioni politiche populiste, che si basano sulla protesta, sull’essere contro e forze politiche di destra che condurrebbero il paese indietro di vent’anni”.
Intervista di Lorenzo G. Lotito