Quando un neonato piange perché ha fame, soddisfare il suo bisogno è abbastanza semplice. La madre lo allatta o prepara un biberon e il gioco è fatto. Man mano che il piccolo cresce, invece, le cose cambiano. Occorre tenere conto dei gusti, delle calorie, degli alimenti che aiutano a crescere e di quelli che potrebbero non essere benefici. Ogni bambino, infatti, ha un fabbisogno energico preciso, che dipende dalla sua età, dalla sua altezza, dal suo carattere e stile di vita. “Tutti i giorni il piccolo deve ottenere nutrienti sufficienti per il suo fabbisogno calorico ed energico ed è bene che questi alimenti vengano distribuiti durante la giornata secondo regole chiare – spiega Claudia Gravaghi, ricercatrice e nutrizionista dell’Italian Medical Center di Londra. La buona norma sarebbe concentrare il 20 per cento del fabbisogno nella colazione, il 30 per cento nel pranzo e un altro 30 per cento nella cena, lasciando il restante 20 per cento da suddividere in due snack”.
Secondo la nutrizionista carboidrati e vegetali devono essere gli elementi chiave di una corretta alimentazione. Il trenta per cento del fabbisogno calorico deve arrivare da pasta, riso e cereali, mentre a frutta e verdura va assegnato uno spazio fondamentale, magari utilizzandole come snack e spezzafame, in modo da abituare sin da subito i piccoli a non consumare succhi di frutta zuccherati, yogurt troppo grassi o merendine, che crescendo diventano non solo nemici della linea ma soprattutto del benessere.
Il nuovo rischio per i bambini, infatti, è l’obesità precoce o, comunque, il sovrappeso, che può portare all’insorgenza di malattie anche gravi nell’età adulta. Rischi di cui i neogenitori sono consapevoli e che, in qualche modo, rendono delicata la fase iniziale dello svezzamento, che è un periodo di per sé già parecchio difficile. “Dal rapporto esclusivo dell’allattamento si passa a un’alimentazione più variegata e nei genitori sorge il dubbio su quali siano i cibi più adatti – sottolinea Anna Maria Tino, psicologa dell’Italian Medical Center di Londra. “Per stare più tranquilli, molti genitori preparano il cibo a casa anziché affidarsi a prodotti industriali e questo è positivo sotto due punti di vista. Anzitutto c’è un vantaggio legato al fatto che la madre viene coinvolta in modo attivo e creativo nella delicata fase dello svezzamento del bambino, poi può controllare gli alimenti, mettere a fuoco reazioni anomale, individuare intolleranze e evitare che peggiorino”.
Secondo una recente ricerca della Doxa, che ha fotografato comportamenti e opinioni di cinque milioni di mamme italiane con figli di età compresa tra uno e 14 anni, i genitori puntano molto sull’alimentazione per migliorare il benessere dei figli. E cercano l’ingrediente ideale. Creando ideali classifiche sui cibi preferiti da bambini e ragazzi, che comprendono ovviamente pizza, pasta, formaggi, dolci, ma anche carne e frutta. Merito delle campagne di sensibilizzazione promosse anche a livello nazionale e del fatto che nel nostro paese ormai molti hanno compreso come ciò che mangiamo finisce per definire anche quello che siamo e, soprattutto, come staremo.
Giada Gatti