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giovedì 21 Novembre 2024
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La Ryanair senza pudore

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L’attacco ai diritti nel mondo del lavoro non ha limiti. Con un comunicato duro e minaccioso la compagnia aerea irlandese, a fronte della dichiarazione dello stato di agitazione delle proprie maestranze, ha tentato di impedire l’esercizio di un diritto fondamentale riconosciuto dalla nostra Costituzione: il diritto di sciopero. Come sappiamo i lavoratori ricorrono a questo strumento quando, in presenza di problematiche che attengono alle condizioni di lavoro e/o alla difesa del posto, la controparte si dimostra sorda e in questo caso persino arrogante, fino al punto di infischiarsene della leggi dello Stato in cui opera. I lavoratori non lo fanno mai con leggerezza e superficialità, se non altro perché ne pagano i costi.

A distanza di qualche giorno, in presenza anche di reazioni indignate ed unanimi delle forze democratiche del nostro Paese, Ryanair sembra avere fatto marcia indietro. E tuttavia questi, oggi Ryanair, ieri Ikea, ma anche Marchionne che manda a casa i lavoratori con una semplice e-mail, sono episodi che dimostrano la crisi profonda della nostra democrazia. Crisi che colpisce soprattutto i più deboli nelle loro condizioni di vita e nei loro diritti, seppure riconosciuti dalla legislazione italiana dopo lotte e sacrifici di decenni, a cominciare dal secolo scorso. Ma non possono dormire sonni tranquilli neanche coloro che nella crisi hanno retto, in qualche modo sono riusciti a galleggiare.

Una riflessione s’impone. Questi episodi dimostrano che le multinazionali sono interessate al mercato italiano soprattutto per fare shopping. E per raggiungere i propri obbiettivi economici e di profitto pensano di poterlo fare meglio e con maggiori risultati in disprezzo dei diritti fondamentali dei lavoratori. Ma nei fatti si sentono incoraggiate in questo atteggiamento dagli attacchi che in questi ultimi anni sono stati portati al mondo del lavoro dai governi che si sono succeduti. Pensiamo al Jobs act e al tentativo di emarginare sindacati e corpi intermedi dalle politiche economiche e del lavoro. Lo diciamo per denunciare uno stato di cose deplorevole e le responsabilità che ne conseguono, soprattutto per rivendicare nella politica italiana un cambiamento di rotta e un governo che sappia per davvero affrontare questi nodi ormai ineludibili, nell’interesse generale del Paese.

Liberi e Uguali – Corciano

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