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martedì 24 Dicembre 2024
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Non è lavoro, è sfruttamento: riflessioni sulla responsabilità sociale dell’impresa

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Riflettiamo un momento sull’iniziativa che recentemente i soggetti politici impegnati nella costruzione di una forza di sinistra unitaria e di governo hanno promosso recentemente a Corciano con M. Fana, ricercatrice ed economista, sul suo libro “ Non è lavoro, è sfruttamento”. Soprattutto riflettiamo su quello che ormai sta succedendo in Italia nelle grandi aziende multinazionali e/o nei grandi centri commerciali per quanto riguarda la radicale precarizzazione del lavoro, in gran parte sfruttato, sottopagato ed umiliato.

A questo proposito ci viene spontaneo richiamare l’art. 41 della nostra Costituzione sulla RESPONSABILITA’ SOCIALE DELL’IMPRESA, che recita testualmente: “L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”. Alla luce di quanto sta succedendo in questi anni nel mondo del lavoro, e soprattutto nell’occupazione giovanile precaria, così efficacemente rappresentata nel libro di M. Fana, sembrerebbe quasi impossibile che l’anno scorso, quando il PD
renziano a colpi di referendum voleva imporre di cambiare la Costituzione, si discutesse anche di modificare quest’articolo, che non è altro che un articolo di civiltà e di rispetto delle persone e, a ben guardare, della stessa impresa.

Se andiamo ad analizzare quello che succede in queste aziende multinazionali, per esempio all’IKEA, vediamo che un lavoratore che ha problemi in famiglia, magari deve assistere un figlio portatore di handicap, e/o un genitore gravemente ammalato, se si assenta dal lavoro rischia di essere licenziato, quando invece la legislazione italiana per queste situazioni peeticolari, prevede delle tutele e delle facilitazioni.
In questi casi, senza fare di ogni erba un fascio, emerge nettamente che queste aziende se ne infischiano dei diritti nel rapporto di lavoro. Ritengono che i problemi di questi lavoratori non li riguardano. Insomma: derogano gravemente dalla RESPONSABILITA’ SOCIALE DELL’IMPRESA, così come prevista dalla Costituzione. Purtroppo le politiche sul lavoro di questi ultimi anni di impronta renziana, compresa l’abolizione dell’art. 18, hanno fornito un terreno fertile, un incoraggiamento a quegli imprenditori irresponsabili e avventurieri, senza scrupoli, a quelle forme di capitalismo rapace, che hanno pensato più ai profitti, alle agevolazioni e agli incentivi che alla responsabilità.

Il problema reale è che bisogna cambiare verso per davvero e prendere le distanze dai provvedimenti presi dai governi di questi ultimi anni, prima dal governo Renzi e poi da Gentiloni. Il Jobs Act è costato al bilancio dello Stato la bellezza di 23 miliardi di euro in corposi incentivi e bonus vari che sono andati ad una categoria di imprese che opportunisticamente ne hanno approfittato assumendo per tre anni (il periodo degli incentivi) e poi alla scadenza hanno licenziato coloro che avevano assunto. E’ improprio e fuori luogo, deviante, il trionfalismo di stampo propagandistico sulla ripresa dell’economia e dell’occupazione nel nostro Paese. In quanto alla ripresa, quel poco che c’è è trainato dal trend internazionale, e in ogni caso sempre inferiore alla media europea. Per quanto riguarda l’occupazione questa è quasi tutta a tempo determinato (93%) con le caratteristiche di precariato che sappiamo.

Le imprese sane del nostro Paese, le piccole e medie imprese, le imprese che investono i profitti in innovazione e ricerca si aspettano che lo Stato gli sia vicino, ma soprattutto chiedono politiche che mirino alla crescita e allo sviluppo, perché è per questa via che si crea occupazione stabile, giustamente retribuita e valorizzata. In questa direzione anche le risorse dello Stato devono essere mirate e non distribuite a pioggia, per un piano di investimenti che funga da moltiplicatore delle opportunità: “messa in sicurezza del territorio, delle scuole, degli edifici pubblici, delle abitazioni, energia alternativa, risorse idriche, istruzione, sanità, trasporti, ricerca e sviluppo”.
Le aziende che non rispettano l’art. 41 della Costituzione devono essere severamente sanzionate, le imprese sane e responsabili non hanno bisogno di mance e regalie che non assicurano alcuna prospettiva di lavoro ed occupazione.

Liberi e Uguali – Corciano

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