Potrebbe essere una bruschetta da ricordare quella realizzata con l’olio novello 2017, ma rischia di essere per pochi fortunati. In alcune aree del cuore verde d’Italia, infatti, la raccolta delle olive e la relativa produzione dell’oro verde potrebbe essere inferiore anche del 40% rispetto allo scorso anno. A segnalare la tendenza è Fedagri-Confcooperative Umbria che, associando 9 frantoi cooperativi nei quali portano a frangere le proprie olive circa 2.000 produttori di tutte le sotto-zone di produzione umbra, di fronte alle prime moliture delle olive annuncia che sarà sicuramente un’annata da ricordare per la qualità , ma anche per la scarsa quantità.
Il Presidente regionale di Fedagri-Confcooperative Lodovico Mattoni, rimarca il fatto che “l’oliva che i soci stanno portando nei frantoi cooperativi associati in questi primi giorni di raccolta risulta di gran lunga la migliore degli ultimi anni: l’andamento della stagione con i picchi prolungati di caldo estivo e la siccità hanno sicuramente inciso sulla quantità complessiva preservando però la crescita dell’oliva da parassiti e malattie come la mosca che negli ultimi anni erano state presenze costanti in tutte le aree di produzione della regione”.
C’è un “però”. Anzi due . E a spiegarli è il Direttore di Fedagri, Lorenzo Mariani: “Il primo problema è che in alcune aree dell’Umbria la quantità è diminuita in percentuali significative, anche del 40%. E proprio per questo, in seconda battuta, ci sentiamo in dovere di invitare tutti i consumatori a prestare la massima attenzione, perché è in questi mesi di avvio della commercializzazione dell’olio novello 2017 che si possono registrare equivoci che trovano concretezza in etichette o campagne promozionali poco trasparenti o quanto meno atte a creare confusione nel consumatore circa la provenienza realmente umbra della materia prima”.
“E’ bene chiarire subito – spiega, Sergio Maneggia, presidente dell’Oleificio Cooperativo Pozzuolese – che le bottiglie da 0,75 di olio extra vergine umbro molto difficilmente potranno essere trovate negli scaffali a meno di 10 euro: al disotto di tale cifra è bene tenere alte le antenne. Il consiglio che possiamo dare – conclude Maneggia – è sicuramente quello di cogliere l’occasione per acquistare direttamente l’olio dal produttore e in maniera particolare presso i frantoi cooperativi che, da Arrone a Guardea, da Collelungo a Lugnano in Teverina, da Pozzuolo Umbro a Spello, da Penna in Teverina a Montecchio (tutti frantoi con decenni di storia e facilmente rintracciabili) lavorano esclusivamente olive di soci locali con impianti all’avanguardia e che quindi producono olio di assoluta eccellenza e di sicura provenienza 100% regionale”.
Prezzo, provenienza, identità del prodotto, l’altalena quantitativa da annata a annata, la frammentazione dei produttori, sono i fattori che hanno reso difficile dunque finora l’affermazione dell’olio extravergine e DOP umbro sui mercati regionali e nazionali. “Su questi aspetti è opportuno lavorare per costruire un progetto strategico di valorizzazione – conclude Mariani – che non trascuri l’educazione dei consumatori e dei ristoratori umbri che, va detto, devono essere i primi divulgatori delle ricchezze agroalimentari della nostra regione e dell’olio in primis. La qualità dell’olio che viene messo in tavola è una chiara cartina tornasole dell’attenzione che il ristoratore presta circa la qualità e la tipicità dei prodotti che utilizza”.