Camminando per il borgo di Corciano ci sentiamo chiamare da una signora. È appena uscita da una automobile e cammina con un bastone. “Io sono disabile – ci dice – ho appena trovato un posto sulle normali strisce bianche ma quell’auto là secondo me è di qualche furbacchione”.
Ci avviciniamo con lei alla macchina in questione e ci fa notare che il permesso per disabili che dovrebbe essere messo in bella vista dietro il parabrezza in realtà mostra solo un lembo, come mostriamo in foto. Si legge null’altro che “parcheggio per disabili” mentre tutto il resto finisce sotto il cruscotto.
La signora è convinta di essere di fronte alla classica “sòla”. “Sapete quante ne ho viste io che sono disabile?” – ci dice quasi rassegnata e poi ci invita a guardare dentro la macchina incriminata. Su suo invito non vediamo alcun dispositivo per la guida per disabili, né tantomeno il cambio automatico, né – onestamente – ci sembra una macchina comoda per il trasporto dei disabili.
Due indizi fanno una prova, per dirla con Agatha Christie, e qui ce ne sono diversi. Vogliamo però continuare a pensare che l’automobilista accusato dalla nostra signora sia solo maldestro e non abbia notato che il suo permesso è sceso tanto fino a nascondersi quasi del tutto. In questo caso siamo sicuri che perdonerà i dubbi che abbiamo avuto dandoci atto di aver comunque parlato di un malcostume che purtroppo molti disabili al volante e i loro accompagnatori subiscono ogni giorno.
Lorenzo G. Lotito