Ci sono voluti 16 anni e 4 legislature, ma alla fine anche la politica si è resa conto che i piccoli comuni sono un’opportunità per l’Italia e non una questione marginale.
Il provvedimento a sostegno dei borghi e dei centri minori, che porta la firma del presidente della commissione Ambiente Ermete Realacci (Pd), alla quale si è aggiunta poi quella della parlamentare M5S Patrizia Terzoni, diventa legge dopo l’approvazione definitiva al Senato avvenuta praticamente all’unanimità dei presenti: 205 sì e 2 soli astenuti.
Il via libera al testo che aiuterà ben 5.567 dei 7.998 comuni esistenti in Italia viene salutato con soddisfazione da forze politiche, governo, regioni, sindaci, Coldiretti.
“Oggi è una bella giornata per l’Italia – ha detto Realacci – anche perché si tratta di realtà che amministrano più della metà del territorio nazionale in cui vivono oltre 10 milioni di persone”.
Per il presidente della Conferenza delle regioni Stefano Bonaccini ora però serve una sinergia con le regioni mentre per il vicepresidente dell’Anci si attende il confronto sui decreti attuativi.
Da Corciano questo il commento del sindaco Cristian Betti: “È indubbiamente un buon punto di partenza, che riconosce le peculiarità dei piccoli borghi e che quindi ne attenziona le esigenze e le criticità. Stiamo parlando di una delle più grandi ricchezze italiane. Le risorse sono sicuramente risicate rispetto alle necessità, quindi occorrerà lavorare ancora di più, ma sicuramente è un passaggio fondamentale e non scontato”.
Giudicato importante per tutti l’istituzione di un Fondo per aiutare i centri minori a salvarsi da spopolamento e degrado. A cominciare dal presidente dell’Anci Antonio Decaro che saluta con gioia la norma che “finalmente – ha detto – dà il via all’agenda del controesodo” perché “ai borghi – sottolinea – servono politiche differenziate”.
E’ vero che le risorse del Fondo sono “esigue”, come fanno notare Bonaccini, la Lega e la capogruppo di SI al
Senato, Loredana De Petris, perché si tratta di 100 milioni di euro in tutto: 10 mln per il 2017 e 15 per ogni anno dal 2018 al 2023, ma significativa è “l’inversione di tendenza”.
In questo litigioso scorcio di fine legislatura, quello sui piccoli comuni è uno dei pochi provvedimenti che riscuote consenso unanime.