I soci di Bcc Umbria hanno approvato quasi all’unanimità, con due soli voti contrari, il primo bilancio della banca di credito cooperativo nata ufficialmente il 1° luglio 2016 dalla fusione tra Crediumbria e Credito cooperativo umbro. Si è svolta a Perugia la prima assemblea annuale dei soci della neonata banca, un’occasione anche per fare il punto della situazione, valutare la bontà o meno della scelta fatta e delineare gli scenari futuri. “Il progetto di aggregazione tra due realtà solide e complementari – ha dichiarato il direttore generale di Bcc Umbria Marcello Morlandi –, efficace di fatto soltanto dal primo gennaio, ha rappresentato una scelta ottimale per poter raggiungere un miglior equilibrio tra livello dimensionale e capacità competitive. La fusione, soprattutto a partire da questi primi mesi dell’anno, ha generato importanti economie di scala e organizzative con un contenimento dei costi, il miglioramento della produttività, l’incremento dell’efficienza e, soprattutto, il rafforzamento dell’identità territoriale della banca e un suo maggior presidio del territorio”.
L’altro aspetto messo in luce da Morlandi, nominato anche referente responsabile del Cantiere 14 Sedi territoriali Iccrea, è relativo all’adesione di Bcc Umbria al Gruppo bancario Iccrea. “Le bcc – ha affermato il direttore – rimarranno titolari dei loro patrimoni e con margini di autonomia in funzione della loro efficacia e del loro livello di rischiosità. Il gruppo valorizzerà la dimensione territoriale e l’aspetto cooperativo di ogni singola banca permettendo, allo stesso tempo, l’unità di un sistema che ha tutti gli indici e le caratteristiche per far star tranquilli soci e clienti e in cui il rischio bail-in sarà molto mitigato se non annullato”.
La raccolta complessiva al termine del 2016 ha raggiunto 953 milioni di euro (830 milioni di euro di raccolta diretta e 123 milioni di euro di raccolta indiretta) con un incremento in termini assoluti di 30,2 milioni di euro rispetto a dicembre 2015 (+3,27%). Gli impieghi totali sono stati pari a 1.168,2 milioni di euro, in aumento rispetto al 2015 di circa 79 milioni di euro (+7,24%). Un incremento che ha riguardato sia il comparto finanziario, cresciuto del 12,41% pari a 54 milioni di euro, sia quello economico che ha segnato una crescita del 3,81%, pari a circa 25milioni di euro. “Sono dati questi – ha commentato il presidente di Bcc Umbria Palmiro Giovagnola – estremamente positivi, specialmente se paragonati a quelli relativi al sistema bancario nazionale invece in contrazione. Il montante è, addirittura, circa 40 milioni di euro superiore a quello del 1° luglio 2016”. Il margine operativo lordo al 31 dicembre 2016 è stato di circa 8 milioni di euro, dato questo frutto del rapporto tra i 32 milioni di euro di entrate e i 24,1 milioni di euro di spese. Nonostante ciò, l’intero esercizio si è chiuso con una perdita netta complessiva di 7,2 milioni di euro. “Abbiamo fatto la scelta – ha spiegato Giovagnola – di portare il bilancio in perdita perché abbiamo deciso di fare accantonamenti per 15 milioni di euro sul credito anomalo. È una cifra per noi notevole ma che ci ha consentito di portare le coperture sulle sofferenze a circa il 59 per cento e su tutto il credito anomalo a circa il 40 per cento. Questi importanti accantonamenti ci danno fiducia e sicurezza sul futuro”. Al 31 dicembre 2016 i crediti deteriorati lordi complessivi sono risultati pari a 186,2 milioni di euro di cui 101,6 milioni di euro di sofferenze lorde.
“La banca – ha fatto il punto Giovagnola – ha solo sei posizioni con credito anomalo sopra il milione di euro su complessive 35mila posizioni. Tantissime sono, invece, le posizioni in sofferenza per importi inferiori ai 25mila euro: circa 700 che corrispondono a oltre il 50 per cento del totale. Parliamo di famiglie che non ce la fanno a ripagare, per esempio, il piccolo prestito per cambiare la macchina o risistemare casa, di coppie in cui prima lavoravano entrambi i membri mentre adesso uno è disoccupato e non riescono più a pagare la rata di 500 euro. È il frutto della crisi che ha colpito in questi anni il Paese e non di scelte sbagliate o fatte con leggerezza o, come troppo spesso si tende a semplificare, frutto di credito concesso ad ‘amici’ o spinto dalla ‘politica’”.