Una nutrita rappresentanza dell’Osservatorio Borgogiglione e dei residenti della zona nei giorni ha avuto l’opportunità di fare un sopralluogo in discarica, accompagnati dal nuovo Direttore Ennio Spazzoli.
“La visita – spiega l’Osservatorio – ci ha confermato che l’Umbria dei rifiuti sta attraversando una crisi profonda e che i nostri decisori politici non sanno come uscirne (forse aspettano una soluzione miracolosa dall’esterno, con decisioni autoritarie imposte dal Governo o dal Ministro dell’Ambiente)”.
La discarica di Borgogiglione, gestita da TSA spa, da marzo non accoglie più rifiuti. “I camion della rinnovata Gesenu – afferma l’Osservatorio – li trasportano in altri siti anche fuori regione, con un aggravio di spesa di svariati milioni di euro (ancora nessun amministratore regionale o comunale ha chiarito chi pagherà il conto alla fine della giostra!).
Abbiamo visto le celle per gli scarti umidi selezionati a Ponte Rio (Perugia): sono tutte piene ma non se ne può aumentare il numero finché non vengono rispettati i parametri di legge e non si superano i test dell’ARPA. Grandi ventilatori sono stati messi a supporto della biostabilizzazione, finora col solo risultato di far infuriare i residenti a causa del rumore incessante ed insopportabile che si spande a km. di distanza. E già l’ARPA e la Regione avevano negato il consenso all’entrata dello scarto dei rifiuti organici non compostati a Pietramelina e tengono bloccata l’Autorizzazione ambientale per quell’impianto, gestito dalla Gesenu”.
La delegazione dell’Osservatorio racconta anche di aver visto la restante parte della discarica, che ospita i rifiuti indifferenziati, al momento bloccata dall’inchiesta della Procura perugina. Anche l’impianto di trattamento del percolato è fermo da un anno in attesa di lavori di risistemazione.
“Per uscire dal marasma, aggravato dalla mancanza di chiarezza sul futuro della discarica di Orvieto e degli inceneritori di Terni, – aferrma l’Osservatorio Borgogiglione – non c’è che una strada, praticata con successo da sempre più Regioni e Comuni italiani: prevenire e ridurre i rifiuti, incentivando centri di ricerca tecnologica e imprese innovative come stabilito dalle normative nazionali ed europee, e riciclare quanto più possibile con una seria raccolta differenziata “porta a porta”, che farebbe tra l’altro aumentare gli introiti del servizio e salvare o addirittura aumentare anche i posti di lavoro”.