Credere in qualcosa, per un bambino, non è solo un esercizio per stimolare la sua fantasia ma, come confermato da molti psicologi, un vero e proprio processo di crescita molto importante per la sua salute psicofisica.
Credere nella presenza di un essere che prescinde dai propri genitori, e che ha il ruolo di premiare o meno, porta il bimbo ad avere una prima conoscenza di sé e delle sue azioni.
I bambini partono dal desiderare, scrivere la letterina, inviarla e aspettare, facendo del loro meglio e sperando che i loro desideri vengano esauditi. Il messaggio che passa è che, se ci impegniamo nella vita, alla fine le cose belle arrivano e il piacere della sorpresa è inestimabile.
L’efficacia psicologica della figura di Babbo Natale non consta solo in questo ma anche nel processo che si instaura nel bambino in età scolare. La televisione, le pubblicità ed il bombardamento costante di input lo porteranno, infatti, ad una coscienza autoctona del concetto di esistenza di questa figura, dando modo alla propria fantasia di ritirarsi di buon ordine da sola.
Non dimentichiamoci poi dell’importanza dei riti e dell’attesa fiabesca di questo periodo magico in cui tutta la famiglia passa insieme del tempo “di qualità”.
Quel vecchietto dalla folta barba bianca è la personificazione dell’attesa, della speranza, della fiducia, della magia. È un personaggio che permette al bambino di costruirsi una coscienza emotiva armoniosa.
Lo psicanalista Bruno Bettelheim spiegava l’importanza delle fiabe e dei suoi personaggi come strumento di decodificazione della realtà e come stampella che fornisce le chiavi di lettura per superare conflitti e paure. È fondamentale, quindi, tenere accesa la fiamma della speranza infantile.
I bambini si nutrono delle storie che gli raccontiamo per diventare a loro volta narratori di se stessi e come in ogni storia deciderà il narratore quando terminarla. Lasciamo quindi che continuino più a lungo possibile a raccontarsene una ogni Natale. Difendiamoli dagli attacchi imperanti del cinismo e dalla tendenza che abbiamo noi genitori a trattarli come se fossero dei piccoli adulti. Lasciamo che siano loro a dirci quando è il momento di sapere. Sarà un processo graduale e inesorabile nel quale il bimbo aggiungerà sempre più consapevolezza alla conoscenza e riuscirà in modo autonomo a riconoscere il cuscino a mo’ di pancia sotto quel vestito di velluto rosso.
Babbo Natale è fiducia, amore… e esiste. Ancora. Come 31 anni fa.