700 amministratori e amministratrici locali, sindaci, consiglieri, assessori, di oltre 500 comuni, da Aosta ad Agrigento, lanciano l’allarme per le conseguenze di una eventuale approvazione della riforma costituzionale, per l’autonomia degli enti locali e per la possibilità delle popolazioni locali di incidere nelle decisioni sull’uso del proprio territorio.
“Siamo sindaci, amministratori e consiglieri di comuni, municipi, circoscrizioni, province e regioni. Il prossimo 4 dicembre voteremo No al referendum sul cambiamento della costituzione.
Voteremo No perché le modifiche previste riducono gli spazi della democrazia anche alle comunità locali e alle loro istituzioni e accentuano un centralismo dall’alto che impoverisce e mortifica il sistema delle autonomie: municipi, comuni, province e regioni.”
Così comincia l’appello “in difesa dei territori e delle autonomie locali” promosso dal coordinamento “Le città in comune” che raggruppa le liste alternative di sinistra delle passate elezioni comunali.
“Attraverso l’invocazione dell’”interesse nazionale” e con la “clausola di supremazia” – si denuncia – al sistema delle autonomie locali potrà essere sottratto il potere di decidere su materie che riguardano l’assetto del territorio, la definizione e l’individuazione di opere pubbliche, la salvaguardia del paesaggio. La possibilità per i cittadini di partecipare e di incidere sulle scelte locali ne verrebbe fortemente ridimensionata”.
Le prime 700 adesioni vanno molto al di là delle “Città in comune” e provengono soprattutto da amministratori, sindaci, da liste civiche di piccoli comuni, già “usati come bancomat” per tagliare la spesa pubblica.
L’appello per il No è stato raccolto anche da alcuni amministratori di Corciano, ci sono infatti nche i consiglieri comunali Fabrizio Brunelli e Mario Taborchi tra i firmatari