In Umbria sono presenti 2.951 rifugiati: 2.581 richiedenti asilo e 370 inseriti nello Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati). La spesa complessiva per il 2016 è di 18 milioni di euro. Il modello utilizzato è quello dell’accoglienza diffusa, ma sono ancora pochi i comuni che partecipano alla gestione dell’emergenza: è quanto emerso dall’audizione, in prima commissione del consiglio regionale, dei prefetti di Perugia, Raffaele Cannizzaro, e di Terni, Angela Pagliuca, convocati approfondire la tematica dei flussi migratori in Umbria.
Nel corso della riunione – riferisce un comunicato del consiglio – i prefetti hanno spiegato che l’Umbria ha una quota intorno al 2 per cento dei migranti presenti in Italia. Cannizzaro – continua il comunicato – ha spiegato che nella provincia di Perugia ci sono attualmente 2.214 rifugiati, di cui 71 sono nello Sprar: “rispetto all’anno scorso – ha detto – ci sono circa 1.000 persone in più. Entro la fine dell’anno, se continua questo trend, potremmo avere altre 200 persone e le previsioni per il 2017 ci portano a pensare ad un aumento ulteriore, probabilmente simile a quello che c’è stato quest’anno. Per questo la spesa, che nel 2015 è stati di 8,5 milioni, nel 2016 è arrivata a 13 milioni di euro. Rispetto al passato è cambiato molto. Mentre negli anni passati avevamo immigrati che quando arrivavano si sottraevano al fotosegnalamento, ora vengono quasi tutti fotosegnalati. E, vista la difficoltà a raggiungere gli altri Paesi europei, quasi tutti coloro che arrivano poi rimangono da noi. Per questo la situazione del riconoscimento dello ‘status’ si sta facendo molto complessa.
La Commissione per il riconoscimento di rifugiato politico, che opera per le provincie di Perugia, Terni e Arezzo, ha tempi di attesa intorno a tre mesi, ma con i ricorsi si arriva oltre l’anno. Su oltre 2.000 domande provenienti da territorio regionale ne ha accolte più di 500 e ce ne sono circa 900 ancora da esaminare. Gli immigrati regolari in Umbria sono circa il 10-11 per cento dei residenti, un dato in linea con quello nazionale. I rifugiati sono circa lo 0,34 per cento della popolazione. Esistono resistenze territoriali per accogliere i profughi, ma in Umbria stiamo puntando sull’accoglienza diffusa, molti in appartamento, che sta dando buoni risultati.
Nella distribuzione provinciale, Perugia si fa carico di oltre la metà dell’intera presenza: al momento sono presenti 1.140 migranti, e sono 30 su 59 i comuni che oggi ospitano gli stranieri. A fine giugno – ha evidenziato il prefetto – ho convocato un incontro con i comuni presso cui non risultava alcun ospite: si sono presentati soltanto quattro sindaci. Questo crea qualche problema. Noi abbiamo tre stranieri ogni 1.000 abitanti, se fossero equamente distribuiti in tutti i comuni che possono accoglierli potremmo arrivare a numeri ancora migliori. Per la grande maggioranza i rifugiati sono uomini (abbiamo solo 21 nuclei familiari) e provengono principalmente da Nigeria, Gambia, Senegal, Mali, Bangladesh e Afghanistan. I siriani, gli eritrei e i somali sono i soli che continuano a non sottoporsi all’identificazione e puntano ad andare via. Solo cinque comuni hanno aderito allo Sprar: Foligno (39 unità), Marsciano (32), Perugia (65), Spoleto (35) e Panicale (9 minori)”.
Il prefetto di Terni ha detto che anche nel ternano “ci sono resistenze territoriali e molti comuni non fanno accoglienza, solo 16 su 33, e per questo ho chiesto sostegno all’Anci per sollecitare anche gli altri. Allo Sprar hanno aderito 7 comuni. Ad oggi in provincia di Terni sono presenti 547 migranti, cui aggiungere 190 che sono nello Sprar. La spesa nel 2015 è stata di 3,2 milioni di euro e nel 2016 di 5 milioni di euro. Le nazionalità presenti sono le stesse della provincia di Perugia. Fino ad ora non ci sono stati grandi problemi, stiamo controllando la situazione. Il fenomeno comunque va gestito, per questo chiediamo anche il vostro aiuto per dare un esatto quadro informativo, per far conoscere in maniera esatta alla cittadinanza il fenomeno”.