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martedì 16 Luglio 2024
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“La crisi dei valori e dei lavori”, le difficoltà di una mamma tra voucher e tirocini sottopagati

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voucher buono lavoroFare la mamma a 31 anni non è facile di questi tempi, senza un lavoro. Molti sono disposti a fare anche grossi sacrifici pur di portare qualche soldo in casa: accettare paghe risicate, fare straordinari non pagati, il tutto a discapito del tempo da dedicare alla famiglia.
È chiaro che le difficoltà sono per tutti, anche per chi il lavoro lo offre. Però dall’altra parte della barricata, a volte, c’è qualcuno che se ne approfitta.
È quanto è accaduto ad una nostra lettrice che denuncia le sue disavventure nella lettera che pubblichiamo.

Gentile Redazione di Corcianonline,
sono una trentunenne Corcianese laureata, disoccupata e da poco, orgogliosamente, mamma.
Un anno e mezzo fa, grazie ad un’amica, fui contattata dal proprietario di un noto e ancestrale negozio […] del nostro comune. Lo chiamerò, per onor’ di privacy, Signor X. Mi chiese se fossi disponibile a lavorare come commessa per tutto il periodo natalizio in uno dei suoi punti vendita. Pagamento in voucher. Accettai. A qualche soldo in più, specialmente sotto Natale, non ho detto mai di no.

Lavorai tanto e bene (a dir suo) e lo scorso aprile, dopo aver ricevuto la lettera di dimissioni di una sua dipendente, mi richiamò immediatamente. “Signor X, che piacere, ma certo, sa, sono diventata mamma, bla bla bla”. Accettai di nuovo. Stavolta però niente di chiaro. Il Signor X sosteneva di non potermi più pagare in voucher e di dover aspettare il rientro dalle ferie di un suo vecchio amico, impiegato al centro per l’impiego, per un “contrattino”. Contratto. La parola magica. Il sogno di quasi il 12% della popolazione italiana. Contratto! Che non fa rima con serenità ma che la calza a pennello. Insomma, ok, va bene, aspetto. Passa un mese, passa un altro mese e un altro mese ancora. Mesi duri. Il Signor X, ad esempio, è solito comunicarti gli orari lavorativi la sera alle 20 per il giorno dopo. Ogni giorno. Chi è mamma potrà facilmente immaginare le difficoltà incontrate nella gestione del bimbo ma per un contratto si è disposti a questo ed altro. Insomma, dopo ben 172 ore lavorate, il Signor X mi dice che il contratto era pronto e che saremmo dovuti andare a firmarlo insieme. Solo a quel punto chiedo di spiegarmi di che tipo di contratto si trattasse. Siete pronti? “Beh, che domande fai, cadi dal pero?!” esordì il Signor X “si tratta del contratto che fanno tutti. Non ti ho pagato in voucher perché altrimenti non te lo avrei potuto fare. E’ un contratto di tirocinio formativo.” In altre parole, per chi non sapesse di cosa si tratta, mi stava proponendo di lavorare 40 ore settimanali (più gli straordinari che gli piacciono tanto) a 500 euro al mese. Tre euro circa all’ora. E nessun contributo, ovviamente, visto che il tirocinio formativo NON è un contratto. A quel punto mi armo di coraggio e cerco di chiedergli di ridurre, magari, le ore lavorative. Avrei guadagnato poco lo stesso ma se non altro avrei avuto del tempo da passare con mio figlio.
Non l’avessi mai fatto.
Mi ha insultata, ha bestemmiato, ha sbattuto cose (Devo ammettere di essermi spaventata).
Me ne sono andata.

Non ho visto un euro.

Scrivo tutto questo per denunciare l’accaduto e mettere in guardia da questi personaggi che, aihmè, possiedono delle attività nel nostro territorio.

Continuo a fare la mamma.

Lettera firmata

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