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giovedì 26 Dicembre 2024
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33 miliardi il deficit delle regioni in rosso, in Umbria un disavanzo procapite di -248 euro

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deficit sole 24 oreSui conti delle Regioni pesano 33 miliardi di disavanzo. È quanto accertato finora dalla Corte dei Conti che imposta dalle nuove regole contabili, che hanno fatto emergere le entrate fittizie.
Secondo quanto riporta il Sole 24 Ore Lazio, Piemonte e Sicilia sono tra le peggiori.
In avanzo ci sono solo le province di Bolzano e Trento e le regioni Valle D’Aosta e Marche, le altre sono tutte in disavanzo Umbria compresa.

Il deficit totale in Umbria ammonta a -222,2 milioni di euro pari ad un disavanzo per abitante di -248 euro. Un dato che pone l’Umbria comunque al penultimo posto delle regioni più in debito.
Si tratta di risultati che mettono una ipoteca sulle possibilità future per molte Regioni di mettere in campo le politiche di sostegno al welfare e di spinta alle imprese che sarebbero essenziali per rivitalizzare l’anemica crescita italiana.

Tolti gli innocui disavanzi tecnici alla base del fenomeno ci sono due fattori. Il decreto Monti del 2012 ha aperto alla Corte dei conti le porte dei bilanci regionali, che prima vivevano in splendida autonomia e oggi sono sottoposti al giudizio di parificazione, cioè all’esame dei magistrati contabili sulla legittimità e sulla correttezza delle scelte. Nei conti del 2015, poi, l’analisi della Corte dei conti si è dovuta esercitare sull’applicazione a regime della riforma della contabilità, con le nuove regole che guidano la formazione dei bilanci di Regioni, Province, Città metropolitane e Comuni.

La riforma ha un obiettivo semplice: pulire i bilanci locali dalle entrate che non si trasformano in incassi reali, oltre che dalle spese prive di pezze d’appoggio valide, per fotografare la situazione reale dei conti.
Il punto chiave è naturalmente offerto dalla cancellazione delle entrate tenute in bilancio solo per abbellire il risultato finale, senza che però ci sia più la possibilità concreta di incassarle: la loro pulizia ha abbattuto i risultati di amministrazione, e la Corte dei conti ha fatto il resto correggendo in molti casi al ribasso i numeri proposti dalle Regioni.

Disavanzi di questa portata – scrive ancora il quotidiano economico – porterebbero dritte al dissesto le regioni in deficit, per cui la riforma offre fino a 30 anni di tempo per ripianarlo. Lo stesso orizzonte è quello concesso alle Regioni per restituire al ministero dell’Economia le anticipazioni da oltre 20 miliardi concesse negli anni scorsi per pagare i debiti con i fornitori. In pratica, è come se le Regioni avessero firmato due maxi-mutui, però non per finanziare nuovi investimenti ma per ripianare le magagne del passato.

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