Futuro incerto anche per l’export del settore agroalimentare umbro verso l’isola britannica, dopo la vittoria dei “leave” al referendum con cui la Gran Bretagna ha deciso di uscire dall’Unione Europea. È quanto sottolinea la Coldiretti regionale in riferimento alla decisione del popolo britannico che ha decretato la vittoria degli euroscettici, che potrebbe mettere in discussione l’andamento delle esportazioni dell’agroalimentare umbro verso il Paese che valgono circa 28 milioni di euro (oltre il 13% del valore di tutto l’export regionale verso il Regno Unito), perché saranno da rivedere dazi, regole, svalutazione della sterlina.
Il valore delle esportazioni del settore agroalimentare umbro, peraltro – sempre secondo un’analisi Coldiretti Umbria su dati Istat sul Commercio Estero – hanno segnato nel 2015 una crescita di circa il 7% rispetto all’anno precedente: tra i prodotti più gettonati, oli e grassi, vino e altre bevande, prodotti lattiero caseari e altri prodotti alimentari. La bilancia commerciale agroalimentare – sottolinea Coldiretti – è fortemente sbilanciata a favore dell’Italia con le esportazioni che superano di 4,6 volte le importazioni, circa di 3 volte per l’Umbria.
A preoccupare – sostiene Coldiretti – non è solo la svalutazione della sterlina che rende più oneroso l’acquisto di prodotti Made in Italy ma anche il rischio che con l’uscita dall’Unione Europea si affermi in Gran Bretagna una legislazione sfavorevole alle esportazioni agroalimentari italiane. Ad esempio si dovrà verificare il destino a livello comunitario della procedura in corso per fermare le etichette a semaforo che la Gran Bretagna ha deciso di far adottare al 98% dei supermercati inglesi nonostante si tratti di un ostacolo alla libera circolazione delle merci che sta mettendo in pericolo alcuni settori cardine dell’export Made in Italy. Inoltre – aggiunge Coldiretti – l’esito della Brexit determinerà ripercussioni sulle stesse politiche comunitarie, dato che anche la Gran Bretagna riceve risorse destinate alla politica agricola dall’Unione Europea.
Intanto ieri, a quasi due anni dall’inizio dell’embargo russo, migliaia di agricoltori della Coldiretti sono scesi in piazza a Verona, contro il rinnovo delle misure che hanno azzerato completamente le esportazioni dei prodotti agroalimentari più rappresentativi del Made in Italy scatenando una guerra commerciale che ha provocato pesantissimi danni all’economia e la perdita di posti di lavoro. Solo per l’Umbria – precisa Coldiretti – tra 2014 e 2015 l’export agroalimentare regionale verso la Russia si è dimezzato, passando da circa 24 milioni a 12 milioni di euro. Infine – conclude Coldiretti – alle perdite dirette subite dalle mancate esportazioni italiane in Russia si sommano quelle indirette dovute al danno di immagine e di mercato provocato dalla diffusione sul mercato russo di prodotti di imitazione che non hanno nulla a che fare con il Made in Italy. Bandiere, cartelli e numerosi striscioni sono stati esposti dalle migliaia di agricoltori giunti a Verona come “No all’embargo russo” ma anche “Brexit+embargo=Italia in letargo”.
Stefano Nardi
Relazioni Esterne Coldiretti