“In Umbria la campagna referendaria è iniziata ma di certo non nel migliore dei modi”. Lo scrive in comunicato stampa Stefano Vinti, di Sinistra Italiana. L’ex assessore regionale fa riferimento alla presa di posizione di dieci sindaci renziani umbri, apparsa nei giorni scorsi sulla stampa locale: “Nelle prossime settimane ci impegneremo per far conoscere ai cittadini le proposte referendarie e porteremo anche le ragioni del nostro Si”.
Si tratta in particolare dei sindaci PD di Narni, Foligno, Terni, Corciano, Umbertide, Marsciano, Massa Martana, Magione, Citerna e Todi.
“La presa di posizione – avverte Vinti – non entra nel merito della “deforma” costituzionale Renzi-Boschi-Verdini, annuncia solo il loro posizionamento politico. Al momento mi permetto di sottolineare solamente due aspetti: il primo è che i dieci sindaci sono rappresentanti di altrettante coalizioni comunali del “vecchio” centrosinistra e pertanto composto anche da forze politiche decisamente schierate per il NO al prossimo referendum di ottobre e se ne deduce, quindi, che istituzionalmente dovrebbero utilizzare il loro titolo e ruolo con molta più cautela e rispetto dei propri alleati territoriali”.
“La seconda considerazione – continua l’esponente di Sinistra Italiana – da mettere in evidenza è che Matteo Renzi, seppur prigioniero del suo delirio di onnipotenza, ha posto sul tavolo le proprie dimissioni in caso di sconfitta e di vittoria del NO, cosa che si sono ben guardati dall’annunciare i nostri dieci “eroici” sindaci. Inoltre due di questi sindaci (Mismetti e Di Girolamo) – spiega Vinti – non si qualificano come Presidenti delle Provincie di Perugia e Terni, temendo, ovviamente, che gli elettori possano equiparare la tragica e farsesca riforma delle Provincie renziana a quella costituzionale”.
“Questa pesante e scorretta posizione dei dieci primi cittadini renziani dell’Umbria – aggiunge il componente dell’assemblea nazionale di Sinistra Italiana – deve rafforzare la determinazione e la volontà di lotta del fronte del NO, quello di sinistra, progressista e antiliberista. Anche nella nostra regione l’impegno in difesa della Costituzione repubblicana deve fare un ulteriore salto di qualità per far conoscere le ragioni del NO. È necessario dar vita ai comitati del NO in tutte le città, nei quartieri, nei luoghi di lavoro e di studio, legare la questione costituzionale alla questione sociale e alla lotta al liberismo e all’austerità, per il rinnovamento e il cambiamento, per la costruzione della alternativa politica e sociale al governo Renzi-Verdini-Alfano”.