Far conoscere ai ragazzi i documenti dell’archivio del loro Comune, opportunamente selezionati, significa, nell’odierna realtà sempre più multiculturale, educarli al senso d’identità e appartenenza ad una comunità, nel rispetto di tradizioni diverse. Per gli insegnanti dell’Istituto Comprensivo Benedetto Bonfigli, il laboratorio di storia ‘L’Archivio siamo noi’ tenutosi alla biblioteca “G. Rodari” di San Mariano è stato un successo.
Gli alunni delle classi IIA e IID di San Mariano hanno partecipato attivamente e risposto alle sollecitazioni dei relatori, gli archivisti Silvia Lonzini, presidente della sezione regionale ANAI e Massimo Locci, presidente dell’associazione osservatorio archivistico, oltre a Patrizia Angelucci, docente di archivistica all’Università degli Studi di Perugia.
L’appuntamento, introdotto dall’assessore alle attività culturali del Comune, Lorenzo Pierotti, si è incardinato nella Settimana per gli archivi, promossa dal 14 al 19 marzo, sul territorio nazionale, dall’associazione nazionale archivisti italiani. Partendo dalla spiegazione della funzione dell’anagrafe, i coordinatori del laboratorio hanno permesso ai ragazzi di riflettere sulla vita delle persone per sentirle vive. “Era come se ogni nome, scritto sui registri – hanno commentato alcuni degli allievi – acquisisse uno spessore e si animasse, per rivelarci se quei soggetti sconosciuti appartenevano ad una famiglia numerosa o meno, se il capofamiglia aveva un lavoro, magari di quelli che oggi non ci sono più, da quale zona del paese provenivano. Ogni vita – hanno sottolineato altri – breve o lunga che sia, è un tassello della grande storia”. Reazioni positive che, a detta della scuola, stanno a dimostrare come la storia di coloro che altrimenti sarebbero senza memoria suscita grande interesse; inoltre, mettere in relazione memoria privata con contesti generali significa individuare i legami tra piccola e grande storia.
D’altra parte lo spirito dell’iniziativa è la volontà di promuovere uno studio formativo della disciplina per mezzo di una didattica attiva, che aiuti gli studenti ad avere consapevolezza di quello che vuol dire fare ricerca storica, attraverso lo studio, l’utilizzo e l’analisi di fonti documentarie dirette e che, quindi, dia impulso non solo all’acquisizione del sapere, ma anche del saper fare, cioè di tutte quelle abilità che ogni storico, durante una ricerca, mette in atto. L’intento è utilizzare metodologie di lavoro che aiutino gli studenti a conseguire una capacità critica, che li porti ad una propria costruzione della conoscenza storica.