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giovedì 26 Dicembre 2024
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Banche, il Comune si impegna ad informare i risparmiatori. E il PD risponde al NCD: “Solidarietà sì, demagogia no”

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risparmioIl PD corre in aiuto dei risparmiatori. La consigliera comunale Emanuela Boccio ha concordato un’interrogazione in Senato presentata dalla parlamentare Nadia Ginetti che propone il divieto del collocamento diretto di prodotti finanziari rischiosi presso i piccoli investitori, le famiglie e la cosiddetta clientela retail.
“Circa due settimane fa – spiega Boccio – sentito il Sindaco Betti, mi sono incontrata con la senatrice Ginetti per capire cosa fare in concreto per le famiglie italiane e per i piccoli risparmiatori, in seguito ai danni economici subiti da questi ultimi e che questi potrebbero continuare a subire con l’entrata in vigore dal 1 gennaio 2016 della nuova normativa sul ‘Sistema di Risoluzione delle Crisi’ già parzialmente anticipata con l’emanazione del decreto 180/2015, detto anche salvabanche”.

LE PREMESSE – Secondo quanto spiega la capogruppo del PD nel Consiglio Comunale di Corciano “Il decreto ha cercato di risolvere, mitigandone al massimo gli effetti sull’economia e sui territori, l’impatto dei defaults delle quattro ormai note banche ragionali ma che ha purtroppo, per cause di forza maggiore, ha causato perdite agli azionisti a ai detentori di obbligazioni secondarie. Per evitare che altri piccoli risparmiatori – prosegue Boccio – si possano trovare a pagare le conseguenze di dissesti bancari, magari neanche con la piena consapevolezza dei rischi assunti con la sottoscrizione di certi prodotti, (azioni e obbligazioni secondarie appunto) – si è concordata un’interrogazione che la senatrice Ginetti ha poi presentato in senato”.

LA PROPOSTA – “Abbiamo proposto, come più volte auspicato dalla Banca d’Italia – evidenzia entrando nel merito – il divieto del collocamento diretto di prodotti finanziari rischiosi (in particolare delle obbligazioni subordinate) presso i piccoli investitori, le famiglie e la cosiddetta clientela retail. Il 16 dicembre la senatrice Ginetti ha presentato l’interrogazione e la sera al TG il ministro Padoan ha annunciato che il Governo sta pensando di varare questo provvedimento. Inutile nascondere la nostra soddisfazione per questo risultato – aggiunge ancora – inutile anche dire, ovviamente che non basta e che è necessario cercare ogni strada per restituire quanto più possibile a coloro che hanno perso i loro risparmi”. La capogruppo ribadisce “il gruppo PD al senato ha anche presentato la richiesta della costituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta che faccia chiarezza su quanto avvenuto. Considerata poi la scarsa conoscenza dei cittadini italiani su questi temi messa in evidenza in questi giorni da varie indagini demoscopiche, il Gruppo consiliare PD, e io in prima persona, stiamo organizzando, anche di concerto con il PD locale, iniziative pubbliche per promuovere l’informazione presso i cittadini e organizzare momenti di proficuo confronto tra essi, le Istituzioni e tecnici super partes. Riteniamo che il primo antidoto al ripetersi di fenomeni negativi quali la messa a rischio dei risparmi delle famiglie e dei piccoli risparmiatori, sia in primis l’adeguata informazione di ogni cittadino di questo Paese. Le iniziative – conclude – dovrebbero tenersi entro il mese di gennaio 2016”.

POLEMICHE IN CONSIGLIO COMUNALE – Intanto non si fermano le polemiche dopo la discussione nell’ultimo consiglio comunale sul tema del decreto cosiddetto salva-banche.
“In riferimento all’articolo pubblicato da ‘Corcianonline’ inerente l’Odg del Nuovo Centro destra sul decreto salva banche – si legge in un comunicato della stessa consigliera Boccio – desidero confermare come già espresso nel mio intervento in Consiglio che la forma è sostanza e che proprio perché l’Odg in questione era formalmente sbagliato, non è stato possibile votarlo così come presentato”. E’ quanto sottolinea Emanuela Boccio, capogruppo del PD in Consiglio Comunale. “La maggioranza non aveva alcuna difficoltà a manifestare solidarietà a tutti coloro che hanno perso i propri risparmi a causa dei defaults delle 4 banche ormai note – prosegue – ed il PD come già detto, è andato ben oltre la mera solidarietà con azioni concrete e senza farsi pubblicità. Allego a riprova il mio intervento. Dopodiché voglio anche precisare che la maggioranza ha votato l’Odg sul proprio emendamento, alla cui stesura ha partecipato anche Sel, e confermo che le proposte di modifica che arrivavano dalla proponente e da FI erano demagogiche e senza costrutto, come dimostrano le registrazioni, anche perché – conclude – è molto facile la strumentalizzazione politica quando succedono fatti di questo genere”.

L’INTERVENTO DELLA CONSIGLIERA EMANUELA BOCCIOIl cosiddetto decreto Salvabanche (d.lgs 180/2015) non ha in realtà salvato soltanto le 4 banche coinvolte nei dissesti finanziari ormai noti (Banca Marche, Etruria, Cariferrara e CariChieti), ma ha salvato molto di più.
Il decreto salva banche ha infatti:
1) messo al sicuro i risparmi di circa 1 milione di correntisti e obbligazionisti per un controvalore di circa 12 miliardi di euro;
2) evitato che le circa 200.000 medie e piccole imprese affidate dalle banche in “default” dovessero subito rifondere i prestiti ricevuti, con conseguenze catastrofiche sull’economia e sull’occupazione; in caso di liquidazione sarebbe stata infatti richiesta la restituzione dei crediti a vista messi a disposizione delle imprese sul territorio per un valore superiore a 10 miliardi di euro;
3) salvato i posti di lavoro di 6.000 dipendenti e di 1.000 persone dell’indotto.
L’alternativa al salvataggio delle banche sarebbe stata la loro liquidazione. Tale procedura avrebbe comportato la vendita di tutte le attività e la distribuzione degli eventuali proventi, comunque insufficienti a un rimborso completo dei creditori. Il numero di persone destinate a subire un danno patrimoniale sarebbe stato certamente molto superiore alle 10.500 persone che hanno investito in obbligazioni subordinate, oltre a 105.000 piccoli azionisti. Non sono state coinvolte le categorie degli obbligazionisti ordinari e soprattutto dei depositanti oltre i 100.000 euro, che, dal primo gennaio prossimo avrebbero rischiato di partecipare alla copertura delle perdite.
Il meccanismo di salvataggio delle quattro banche regionali è stato approvato dal Governo in fretta e furia per evitare lo scatto, dal primo gennaio 2016, della nuova procedura prevista dalle disposizioni europee per evitare il fallimento degli istituti di credito (bail-in), anche se poi in realtà si è trattato di un’anticipazione dello stesso bail-in.
Il decreto consente la continuazione delle attività delle vecchie banche in capo a nuove entità e impegna risorse finanziarie per 3,6 miliardi previste da un fondo finanziato dal sistema bancario. In particolare, il salvataggio è avvenuto attraverso:
1) la copertura delle perdite delle 4 banche tramite l’azzera¬mento delle azioni e delle obbligazioni subordinate nonché l’intervento (per € 1,7 miliardi) del neonato fondo di risoluzione delle crisi nazionale, alimentato dal sistema bancario;
2) la creazione di 4 banche ponte (bridge bank, che hanno rilevato le atti¬vità “buone”, con un capitale di € 1,8 miliardi versato dal predetto fondo di risoluzione) e di una bad bank comune (che ha assunto i crediti deteriorati per circa 8,5 miliardi, con un capitale di € 140 milioni versato dal ripetuto fondo);
3) la liquidazione delle vecchie banche;
4) la dotazione di liquidità alle bridge bank ingenti finanziamenti messi a disposizioni da altre banche italiane (soprattutto UniCredit, Intesa Sanpaolo e UBI) sono serviti a formare i 3,6 miliardi di euro necessari per evitare la chiusura dei quattro istituti regionali.
Il decreto – è scritto sul sito del Tesoro – “tutela l’intero sistema sociale e produttivo servito dalle banche, ad esclusione degli investitori che hanno allocato proprie risorse su titoli ad alto rischio d’im¬presa come le azioni e le obbligazioni subordinate”. Ed è su questo punto che si è, ovviamente, puntata l’attenzione in questi giorni. Perché il Governo ha agito in questo modo e non ha utilizzato il Fondo di Garanzia?
Carmelo Barbagallo, capo della Vigilanza della Banca d’Italia, ha affermato, davanti ad un’ affollata commissione Finanze che si è fatta la scelta “meno cruenta”. In base alla normativa UE, c’erano tre possibili strade per salvare le 4 banche italiane: una con fondi privati (acquisto, incorporazione, fusione con altri istituti bancari), una usando il fondo di tutela dei depositi, che comunque avrebbe fatto scattare la risoluzione e le perdite per gli obbligazionisti subordinati, la terza, poi percorsa, usando il citato fondo salva-banche. In ogni caso è stata la Commissione Europea a “impor¬re” il coinvolgimento di una parte degli investitori, quelli cioè che avevano comprato i titoli più rischiosi, asserendo che l’intervento del Fondo di garanzia sarebbe stata assimilata a un aiuto di Stato e perciò in contrasto con la vigente normativa UE.
La procedura di risarcimento
Il numero dei piccoli investitori privati detentori di obbligazioni subordinate e quindi colpiti dal decreto sembra sia intorno ai 10.500; le perdite complessive sono stimate in 432 milioni di euro. Il ristoro complessivo non dovrebbe superare il 30% degli obbligazionisti.
Ad oggi, dopo l’annuncio che l’incarico dell’arbitrato sui risarcimenti è stato affidato all’ANAC presieduta da Raffaele Cantone, non sono ancora noti i criteri che saranno adottati per il risarcimento ai risparmiatori danneggiati; sembra però chiaro che si dovrà distinguere tra investitori consapevoli e investitori eventualmente truffati e che le tutele dovranno avere particolare riguardo per i più deboli, come ha tenuto a sottolineare il sottosegretario Enrico Morando. L’aiuto, insomma, molto probabilmente, arriverà soltanto ai clienti in maggiori difficoltà economiche (si pensa all’Isee come possibile criterio per stabilire la graduatoria dei beneficiari).
Come si collocano Corciano e questa Amministrazione comunale in questo panorama?
Intanto bisogna dire che gli enti locali non hanno alcun potere decisionale per quanto attiene la materia in questione, di stretta competenza del Governo, del Parlamento e dell’Unione Europea. Il Governo ha già detto che farà il possibile per risarcire il più alto numero possibile di risparmiatori, ferma restando l’azione di difesa e di sostegno alle economie territoriali, realizzata proprio con il decreto Salvabanche, che ha evitato, come ho detto, che il tessuto economico di parti consistenti dell’Italia Centrale venisse messo in ginocchio.
E allora che possiamo fare noi?
Io, ormai due settimane fa, di concerto con la Senatrice Ginetti, dopo averne parlato con il Sindaco, ho concordato un’interrogazione parlamentare che la senatrice Ginetti ha presentato e il cui contenuto è stato recepito dal Governo, con nostra grande soddisfazione.
Abbiamo proposto, come più volte auspicato dalla Banca d’Italia, il divieto del collocamento diretto di prodotti finanziari rischiosi (in particolare delle obbligazioni subordinate) presso i piccoli investitori, le famiglie e la cosiddetta clientela retail; la mattina del 16 dicembre la senatrice Ginetti ha presentato l’interrogazione e la sera al TG il ministro Padoan ha annunciato che il Governo sta pensando di varare questo provvedimento.
Si può fare altro? Il gruppo PD al senato ha presentato la richiesta della costituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta che faccia chiarezza su quanto avvenuto; si è cercato in tal modo di dare un contributo reale e utile.
Per quanto attiene all’ODG proposto da NCD, pur apprezzando le buone intenzioni sottostanti, non è per noi possibile votarlo in quanto, a nostro parere, avrebbe già dovuto contenere in sé il documento da sottoporre all’approvazione del Consiglio e non rinviarne la stesura al sindaco e alla giunta.
Come Gruppo PD, e io in prima persona, stiamo organizzando, anche di concerto con il PD locale, iniziative pubbliche per promuovere l’informazione presso i cittadini e organizzare momenti di proficuo confronto tra essi, le Istituzioni e tecnici super partes; riteniamo infatti che il primo antidoto al ripetersi di fenomeni negativi quali la messa a rischio dei risparmi delle famiglie sia in primis l’adeguata informazione di ogni cittadino di questo Paese.

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