Per l’ottavo anno consecutivo l’Azienda Ospedaliera di Perugia ha ricevuto i tre Bollini Rosa, il massimo riconoscimento dell’Osservatorio nazionale sulla salute della donna Onda per i servizi dedicati alla prevenzione, diagnosi e cura delle principali patologie femminili.
L’annuncio è stato dato mercoledì dalla presidente di Onda Francesca Merzagora, nel salone della Presidenza del Consiglio dei Ministri, dove si è si è svolta la cerimonia di premiazione per il biennio 2016-2017.
Al progetto hanno partecipato 249 strutture ospedaliere, ma solo 82 hanno ottenuto tre bollini.
“Il riconoscimento di Onda – si legge in un comunicato della direzione aziendale dell’ospedale perugino – premia l’impegno collettivo visto che i criteri di valutazione con cui sono stati giudicati gli ospedali candidati erano particolarmente selettivi, criteri che – commenta il Direttore Generale Walter Orlandi – riguardano la presenza, all’interno delle aree specialistiche di maggior rilievo clinico ed epidemiologico, di servizi rivolti alla popolazione femminile, appropriatezza dei percorsi diagnostico-terapeutici, offerta di prestazioni aggiuntive legate all’accoglienza in ospedale e alla presa in carico della paziente. Innovazioni tecnologiche , come la telemedicina, oltre alla mediazione culturale e il servizio di assistenza sociale- aggiunge Orlandi- sono stati implementati in misura costante”.
La commissione giudicante, ha valorizzato inoltre le attività inerenti le patologie oncologiche, apprezzando particolarmente i percorsi multidisciplinari. Per quanto riguarda la neurologia, grande attenzione è stata rivolta ai i servizi dedicati alla malattia di Parkinson e all’ictus.
Nel progetto dell’Azienda Ospedaliera di Perugia sono state presentate anche tutte le opzioni offerte alle donne per il parto, compresa quella del parto naturale con la sola assistenza delle ostetriche.
“Dopo un anno di attività nelle stanze di Lucina, possiamo ritenerci ampiamente soddisfatti – osserva il direttore sanitario Manuela Pioppo – sia per il numero dei parti sia per un percorso assistenziale che garantisce la sicurezza della donna, contribuendo a ridurre i cesarei”.