Ogni giorno sono centocinquanta persone in più. Persone che si vanno ad aggiungere al popolo dei malati di Alzheimer, che in Italia conta seicento mila persone. Soggetti che, con l’andare avanti degli anni, sono colpiti da questa malattia che progressivamente si manifesta con problemi cognitivi e di memoria. Limiti che, ogni giorno di più, sgretolano un mondo sino ad imprigionare il soggetto in una propria dimensione, allontanandolo in qualche modo anche dai propri affetti e dalla propria famiglia. Ad essere rimossi i ricordi di una vita, che rimangono impressi solo a sprazzi, a macchie di leopardo. Nessuna cura o possibilità di ripristinare ciò che si è perduto, si può solo ritardare questo processo.
Anche in Umbria questa malattia è sempre più presente tra le famiglie che si trovano a fronteggiare un problema che appare insormontabile nella sua quotidianità. Da una parte vedere che una persona cara a poco a poco perde la propria autosufficienza e dall’altra non sapere come conciliare gli impegni lavorativi con i carichi familiari, che ricadono troppo spesso quasi unicamente sulle donne. E proprio nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne, 25 novembre, la Cisl Umbria ha voluto ricordare il loro grande contributo nella cura domestica e in quella rivolta alle persone più deboli.
Questi i contenuti che hanno animato l’apertura dei lavori di un convegno che prima di tutto si è voluto caratterizzare per la sua attualità, quello riguardante “L’Alzheimer, aiutiamo a non dimenticare”. La Cisl Umbria ha organizzato questo incontro, che si è tenuto al Teatro “L’Arca” di Ellera di Corciano, per permettere un confronto costruttivo tra gli addetti ai lavori, il mondo del volontariato, dei pensionati e dei cittadini in generale.
“Essendo una malattia invalidante e irreversibile –ha fatto sapere il segretario regionale Cisl Umbria Serena Sargenti- è necessario arrivare a una prognosi precoce, per cercare di ritardare gli effetti.
E’, inoltre, fondamentale l’informazione su prevenzione, servizi disponibili e come accedervi e soprattutto bisogna implementare e potenziare una rete di servizi regionali integrati in grado di garantire una continuità assistenziale al malato e un supporto alla famiglia.
La Cisl ha deciso di promuovere questa iniziativa perché il sindacato non si deve occupare solo di tutelare i diritti dei lavoratori, ma anche di rappresentare i bisogni di una comunità”.
Di ambulatori dedicati e centri diurni ha trattato Giorgio Menghini, il segretario generale regionale Fnp Cisl Umbria, che ha indicato alcune strutture esistenti sul territorio come esempio virtuoso da perseguire in tutte le realtà regionali. “In ogni distretto –ha spiegato- sarebbe opportuno che ci sia una o più unità dedicate a chi è affetto da questa malattia, in modo da garantire controlli continui e periodici per il paziente”. Per quello che riguarda le strutture diurne, “rappresentano un supporto concreto per le famiglie, che non devono essere lasciate sole ad affrontare una questione logorante sia da un punto di vista fisico che psicologico”.
A portare il proprio contributo sono stati Cristian Betti, sindaco di Corciano, Franco Baldelli, assessore del comune di Corciano, Alberto Trequattrini, responsabile servizio interdistrettuale disturbi cognitivi Usl Umbria 1, Sandro Fratini, direttore generale Usl Umbria 2, Goretta Morini, presidente Ama Umbria, Ulderico Sbarra, segretario generale regionale Cisl Umbria.
Livia Di Schino
Ufficio stampa Cisl Umbria