Sono di nuovo visibili i quadri di Gustavo Benucci, tornati in sala Giunta per iniziativa dell’assessorato alle attività culturali.
“Commissionati dall’amministrazione corcianese a fine Anni Settanta, fino ai primi del 2000 si trovavano nella sala Giunta posta al piano superiore della sede municipale. Da quando furono effettuati i lavori di restauro non erano mai più stati esposti al pubblico. Si doveva intervenire e ‘rimettere le cose a posto’”. A dirlo Lorenzo Pierotti, assessore alle attività culturali del Comune di Corciano che ha preso molto a cuore l’operazione di ricollocare in modo adeguato la serie di opere dedicate a Corciano e le sue frazioni firmate da Gustavo Benucci.
Si tratta di sei quadri che l’assessore ha letteralmente spolverato ad uno ad uno per poi esporli nell’attuale Sala Giunta, adiacente alla Sala del Consiglio Comunale, a piano terra del Palazzo Comunale. L’intervento ha un risvolto culturale molto significativo, in quanto l’artista, nato a Perugia nel 1927 e scomparso il 27 maggio 1991, si è distinto nel panorama della pittura italiana contemporanea per una grande forza espressiva, maturata attraversando le esperienze estetiche più significative del Novecento, dalla Scuola romana al futurismo, tutte interpretate e mediate da un’impronta molto personale. Gustavo Benucci ha svolto un ruolo di primo piano fra i giovani artisti umbri più qualificati degli Anni Cinquanta, ottenendo numerosi riconoscimenti, ad esempio alla XXV Biennale del 1950 o alla VI Quadriennale del 1951, ed abbinando all’espressione artistica un’intensa attività didattica e professionale come architetto.
“L’omaggio che la città di Corciano ha voluto dedicare ed oggi sottolineare di nuovo – evidenzia Pierotti – a questo testimone privilegiato della nostra storia più recente, è assolutamente sincero. Da quanto ho potuto approfondire, Benucci era uomo di grande umanità e profondamente legato alla sua terra, con i suoi valori e le sue tradizioni. Per lui l’arte era una sorta di esperienza mistica, come si può leggere nel sito ufficiale, dove sono riportati molti dei suoi scritti. Diceva infatti, ‘…. l’arte è la più concreta forma di vocazione religiosa dell’uomo, la più autentica forma di quella aspirazione e spinta verso il divino, il trascendente, che si trova in ogni uomo’. Al tempo stesso, però, era molto legato al dato reale, come appare dai paesaggi, anche da quelli corcianesi, davanti ai quali coglieva molto bene forme e colori ed anche di più. Del resto, ammetteva lui stesso ‘… non copio, e non deformo; l’obiettivo che perseguo non è raccontare ma cogliere il senso più profondo, il significato di ciò che ho davanti e intorno a me, della realtà nella quale sono totalmente immerso’. Per questo mi è sembrato bello – conclude Pierotti – che sotto il nostro soffitto affrescato, risalente al 1800 e raffigurante Corciano e le sue frazioni, ci fossero gli stessi soggetti, ‘interpretati’ da un occhio e da una sensibilità più moderne. Mi auguro che questa ‘mini-galleria’ susciti l’interesse dei frequentatori del Palazzo e venga percepita come la volontà di valorizzare la territorialità insieme all’opera dell’uomo”.
L’assessore non lo dichiara, ma a colpirlo è stata un’altra delle riflessioni di Benucci, laddove ammette “indipendentemente dalla sua destinazione e dal suo valore, l’opera d’arte, pensata, creata dall’uomo, trova in se stessa la ragione della sua esistenza, e la sua sopravvivenza è la sola garanzia che anche l’uomo, con la sua identità individuale, la sua libertà e capacità di pensare e operare, esiste ancora. Un uomo, ridotto a un codice di computer o prodotto in serie dall’ingegneria genetica per le varie necessità di un’ipotetica civiltà, del domani, non produrrebbe più arte, ma non sarebbe più un uomo”.
Ufficio stampa Comune di Corciano