Stop al pesce fresco a tavola per l’avvio del fermo pesca che porta al blocco delle attività della flotta da pesca italiana lungo lo Ionio e il Tirreno, da Brindisi ad Imperia, per 30 giorni consecutivi fino al 18 ottobre.
A ricordarlo è Coldiretti Impresapesca che suggerisce ai consumatori cosa fare per non correre il rischio di ritrovarsi nel piatto, soprattutto al ristorante, prodotto straniero o congelato e denuncia l’inadeguatezza dell’attuale format del fermo pesca, inaugurato 30 anni fa, proponendo di differenziare il blocco delle attività a seconda delle specie.
IL PESCE DI QUALITÀ – Per effettuare acquisti di qualità al giusto prezzo il consiglio di Coldiretti Impresapesca è dunque di verificare sul bancone l’etichetta, che per legge deve prevedere l’area di pesca (Gsa). Le provenienze da preferire sono quelle dalle Gsa 9 (Mar Ligure e Tirreno), 10 (Tirreno centro meridionale), 11 (mari di Sardegna), 16 (coste meridionali della Sicilia), 17 (Adriatico settentrionale), 18 (Adriatico meridionale), 19 (Jonio occidentale), oltre che dalle attigue 7 (Golfo del Leon), 8 (Corsica) e 15 (Malta).
IL PESCE IMPORTATO – Da un’analisi Coldiretti Impresapesca su dati Istat risulta che nei primi tre mesi del 2015 sono stati importati in Italia oltre 233 milioni di chili di pesci e crostacei, molluschi e altri invertebrati acquatici con un aumento del 3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il blocco delle attività era scattato dal 26 luglio al 6 settembre per l’alto Adriatico, nel tratto da Trieste a Rimini per una durata di 43 giorni, mentre per le navi, iscritte nei compartimenti marittimi da Pesaro a Bari, l’interruzione dell’attività è iniziata il 16 agosto e terminerà il 27 settembre dopo 43 giorni consecutivi. Sardegna e Sicilia decidono autonomamente, con uno stop di almeno trenta giorni nel rispetto dei periodi previsti dai piani di gestione.