Ancora pochi giorni per visitare la mostra dell’astrattista corcianese Ferruccio Ramadori alla Torre dei Lambardi di Magione.
Le scabre mura del millenario edificio che svetta sull’abitato magionese, ospitano fino al 20 settembre la mostra Acqua alchimia memoria di Ferruccio Ramadori a cura di Claudia Bottini.
Tanti gli amici critici, giornalisti, artisti intervenuti all’inaugurazione che hanno portato la loro personale visione dell’opera di Ferruccio Ramadori preceduti, nei loro interventi, dai saluti del presidente del consiglio comunale con delega alla cultura del Comune di Magione, Vanni Ruggeri.
Antonio Carlo Ponti, giornalista scrittore critico d’arte, ne ha fatto una rilettura storica inserendo l’opera di Ramadori nel grande percorso compiuto dall’arte moderna e contemporanea nel secolo scorso a partire da una data fondamentale il 1910. Anno ritenuto di svolta per gli avvenimenti che si susseguirono, nel campo artistico tra cui la firma apposta da importanti artisti italiani sul Manifesto dei pittori futuristi. Sandro Allegrini, giornalista saggista critico d’arte, ne ha sottolineato l’aspetto spirituale, la capacità sinestetica dell’arte di Ramadori di parlare contemporaneamente a tutti i sensi.
Nel suo intervento Giudo Buffoni, giornalista televisivo critico d’arte, ha compiuto una descrizione accurata delle opere in mostra, entrando nel merito dei soggetti rappresentati, delle loro interazioni, delle simbologie numeriche e dei rimandi onirici.
Eugenio Giannì, estetologo teorico dell’arte giornalista, ha raccontato, in un suo scritto, la realizzazione di un’opera di Ramadori descrivendone l’affascinante nascita consentendo al pubblico di entrare nell’atto creativo dell’artista raccontandone le emozioni provate: «un formicolio di colori invade il mio occhio, un suono astrale, un’armonia di strumenti riempie gli interstizi del mio cervello, scuotono il mio essere, mi imprigionano come un’accattivante suono di Sirene».
Letture condivise dalla curatrice, Claudia Bottini, che ha evidenziato in questa esposizione, come citato nel titolo della mostra, la forte presenza di elementi evocativi dell’acqua a cui rimanda anche una delle opere in mostra Fiume in piena, grande astratto del 2015, collegando l’artista al movimento futurista quando, come questi, «evidenzia la carica misteriosa della luce e dà vita ad immagini e paesaggi fantastici in tutte le sue opere».