Riceviamo e pubblichiamo un comunicato di Mario Taborchi, consigliere comunale a Corciano e rappresentante del coordinamento regionale di SEL Umbria. L’argomento è quello dei bilanci comunali, i tagli ai trasferimenti statali e di come si ripercuotono sui servizi e sulla vita dei cittadini.
Alla fine di luglio molti comuni sono stati impegnati nell’approvazione dei bilanci di previsione: anche se è abbastanza strano parlare di bilancio di previsione dopo che è trascorso oltre la metà dell’anno! Questo succede perché, oramai da molto tempo, i comuni vengono considerati dai vari governi come dei bancomat, delle istituzioni da “saccheggiare” all’ occorrenza con norme sulla finanza locale che, oltre tutto, si contraddicono a vicenda rendendo molto complicato comporre bilanci credibili ed in equilibrio. Manca un disegno politico complessivo sulle amministrazioni locali, a dimostrazione ulteriore dell’assenza della Politica e del prevalere di una classe dirigente non all’altezza, surclassata e fagocitata da un apparato tecnocratico in continua espansione. Questo sistema non consente di amministrare correttamente i territori ma costringe gli amministratori locali a rincorrere i problemi, con dubbi risultati sul piano dell’efficienza della spesa e dell’efficacia dei provvedimenti. Si parla tanto di modernizzazione dello Stato, ma forse basterebbe cominciare con il dare ai Comuni delle certezze legislative e finanziarie tali da consentire la formulazione di bilanci entro tempi ragionevoli.
In questa situazione caotica ed incerta molti amministratori si sarebbero aspettati, dopo un anno di governo, un diverso atteggiamento da parte dell’ ”innovatore” Renzi, oltretutto reduce da un’importante esperienza amministrativa. Invece il Presidente del Consiglio, sposando la tendenza populista ed antipolitica che ha investito il nostro Paese, annuncia la “rivoluzione copernicana” delle tasse aggiungendo incertezza ad incertezza! Ma non si possono fare annunci generici e di tale portata se poi non si spiega dove e come verranno trovate le risorse per garantire i servizi: uno Stato è una struttura delicata in cui le parti si sostengono in maniera vicendevole e, se togli un pilastro, tutto crolla. E a crollare sarebbe innanzitutto il sistema di tenuta sociale, già oggi precario e ridotto al lumicino, di cui i comuni, almeno quelli ancora sensibili, sono un pilastro fondamentale. Le stime parlano di 50-60 miliardi di tagli, ai quali bisogna aggiungere gli effetti sciagurati del fiscal compact (di cui tutti sembrano essersi dimenticati, a partire da coloro che l’hanno votato).
In questo il contesto per molti comuni diventa un successo approvare un bilancio di previsione che riesce almeno a rispondere alle esigenze della spesa corrente. Molti comuni poi, pur avendo le risorse, sono impossibilitati a fare investimenti a causa di un patto di stabilità “stupido” (nel senso che tratta tutti allo stesso modo comuni virtuosi e non) che nessuno comprende e che “ingessa” le potenzialità di sviluppo di interi territori.
Tutto questo mentre la crisi economica peggiora le condizioni di vita di molte persone, a partire dalle più esposte e deboli, quelle a cui le amministrazioni di sinistra dovrebbero rivolgere le maggiori attenzioni. Di questo passo, però, la qualità dei servizi garantiti da molti comuni umbri verrà messa in discussione e i comuni diventeranno il bersaglio di nuove proteste ed esasperazioni. Questa situazione non è più sostenibile. D’altra parte l’arretramento della politica, cioè di una visione larga e complessiva dei problemi, non è un limite solo nazionale: anche a livello locale tale fenomeno è evidente! Al riguardo le prese di posizione di alcuni autorevoli rappresentanti dell’ANCI non fanno stare tranquilli: Fassino, Bianco, Nardella, senza prendere in considerazione il merito delle proposte di Renzi, si sono affrettati ad un’apertura di credito senza alcuna garanzia. Ma questo modo di fare è più da dirigenti di un partito che da rappresentanti istituzionali, non è così che si persegue l’interesse dei comuni e dei cittadini, e in ogni caso Sinistra ecologia libertà non intende essere complice. E’ ora che l’ANCI regionale (ed anche l’ANCI nazionale) assuma un atteggiamento meno “accomodante” rispetto alle scelte del governo: gli interessi dei comuni e i diritti dei cittadini
amministrati non possono essere ulteriormente sacrificati a quelli del governo e del Partito che lo sostiene.Mario Taborchi
(Consigliere Comunale di Corciano – coordinamento regionale di Sinistra ecologia libertà)