In una lunga assemblea dai toni a tratti accesi lo scorso lunedì sera è stato affontato il tema del bar ristoro sul Colle della Trinità, da molto tempo al centro di dispute ambientali e giudiziarie.
L’incontro si è tenuto nella sala dell’antico mulino a Corciano con la partecipazione di numerosi cittadini, fra cui molti appartenenti all’associazione Colle della Trinità, rappresentati dal presidente Paolo Binarelli.
A rappresentare il Comune di Corciano c’era l’assessore ai lavori pubblici Luca Terradura. Presenti anche i consiglieri comunali di maggioranza Mario Taborchi (Sel) e di opposizione Luca Merli (Forza Italia).
Come annunciato nei mesi scorsi, l’esecutivo comunale ha portato la sua idea-progetto per l’area in cui al momento sorge il chiosco ristoro divenuta, dopo sentenza del Comsiglio di Stato, una zona del Piano Regolatore cosiddetta ‘bianca’ ossia non pianificata, che quindi necessita di una nuova destinazione urbanistica.
UN PASSO INDIETRO – Va ricordato che la superficie in questione è stata concessa in uso a Giorgio Bacelli nel 1995 per 40 anni dall’allora Comunità Montana, concessione che scadrà – come si evince dalla sentenza del TAR (scarica qui) – il 29 luglio del 2035. Lo stesso Bacelli si occupa del bar ristoro che gestisce assieme al padre Franco, anch’egli presente all’incontro.
L’assessore Terradura, ribadendo la volontà del Comune di mantenere un presidio in una zona di verde pubblico molto amata da cittadini e turisti, ha proposto la realizzazione di un manufatto in legno che prevede bar ristoro, servizi igienici e aula dedicata ad attività didattiche, il tutto su una superficie di 150 metri quadrati.
La proposta del Comune fa seguito alla decisione con cui il Consiglio di Stato, il 2 dicembre 2013, ha confermato la suddetta sentenza del TAR dell’Umbria cui si erano rivolti l’associazione Colle della Trinità appoggiata dal WWF contro l’amministrazione corcianese e Giorgio Bacelli. Per l’area in questione infatti era stato presentato un progetto di ampliamento della struttura adibita a ristoro, ritenuto tuttavia eccessivo dalla giustizia amministrativa rispetto alla conformazione del luogo. Luogo che dunque ora ha bisogno di una nuova classificazione nel prg.
ACCORDI E DISACCORDI – Dopo la presentazione del progetto da parte dell’assessore Terradura la maggioranza dei presenti si è detta contraria all’idea, anche se il fronte del no è diviso sostanzialmente su due alternative. Alcuni auspicano lo smantellamento tout court dell’attuale chiosco e il suo ricollocamento in una struttura privata da sistemare che si trova a lato del viale che percorre il Parco Robert Einstein, di fronte ai giochi dei bambini. Lì, è stato comunicato lunedì sera, ci sarebbe la volontà dei proprietari di cedere a titolo gratuito la struttura al Comune di Corciano per farla adibire a bar con servizi igienici, una soluzione ritenuta dai suoi promotori più congeniale alla vocazione del parco.
L’opinione di altri cittadini presenti all’incontro è invece quella di mantenere il bar ristoro nel punto in cui si trova ma riedificando il tutto, tenendo la superficie al di sotto dei 150 metri quadri e limitando i servizi a quelli di un bar, escludendo dunque l’attivita di ristorazione. Questo perché, a detta di molti presenti, non c’è bisogno di un altro ristorante in un punto panoramico che già soffre spesso per l’afflusso di autovetture parcheggiate in maniera selvaggia.
L’assessore Terradura si è detto disponibile a rivedere il progetto presentato e anche a valutare l’ipotesi di adibire a bar il piccolo casottino già presente lungo il viale del parco.
Quanto alla gestione della struttura, se rimanesse dov’è attualmente, Terradura si è detto impossibilitato ad entrare nel merito, dal momento che la convenzione riguarda un contratto stipulato a suo tempo fra la Comunità Montana e Bacelli.
UNA STORIA ITALIANA – La riunione, aggiornata ad un nuovo incontro fra settembre ed ottobre, di per sè non ha portato quindi a decisioni definitive che con ogni probabilità verranno prese in sede di Consiglio Comunale, dopo il coinvolgimento – sperano in molti – dell’ente proprietario dell’area.
A questo proposito di sicuro c’è da sottolineare l’assenza alla riunione di lunedì sera di qualsivoglia rappresentante dell’Agenzia Forestale Regionale dell’Umbria, ora presumibilmente titolare della superficie in questione, dopo la cancellazione e accorpamento delle Comunità Montane.
Resta sul piatto una vicenda alquanto ingarbugliata dove due enti pubblici, un privato e il popolo (sovrano?) vanno ad intricarsi fra i nodi della burocrazia e della giurisprudenza.
La speranza è che si trovi una soluzione equa anche se il rischio di scontentare qualcuno rimane elevato. Viene da chiedersi come si comporterebbe in un caso del genere il saggio re Salomone. Quello che alle due donne che si litigavano un bambino disse di tagliarlo a metà: vera madre si rivelò colei che supplicò di non ucciderlo ma di affidarlo all’altra donna, rimasta in silenzio.
Lorenzo G. Lotito