L’era di internet ha cambiato molti aspetti del mercato, anche di quello musicale e discografico.
Si ascolta di sicuro più musica ma probabilmente se ne compra un po’ meno di un tempo.
Eppure c’è chi scommette in questo settore, proprio grazie alle opportunità della rete.
Ancora non molti lo sanno ma a Corciano due ragazzi all’inizio del 2014 hanno fondato una etichetta discografica digitale che si chiama BBHells Records: il titolare è Max Braccianti e il direttore artistico è Andrea Pontremoli. Entrambi a maggio scorso hanno annunciato con orgoglio la fusione della loro etichetta con la milanese Sinners & Saints Records, unione data dal frutto di un’intesa produttiva e professionale che ha generato un ambiente ancora più consolidato e tecnico.
A questo si è poi aggiunta un’altra collaborazione, quella con gli SDB Studios in North Carolina (USA) che cureranno la parte tecnica destinata alla lavorazione dí Mixaggio e Mastering delle produzioni.
A Corciano c’è quindi realtà che ha tutta la voglia di proiettarsi nel mondo della musica online e che noi andiamo a conoscere con una intervista ai suoi creatori, Andy e Max.
Cominciamo dal principio: cos’è una etichetta discografica e qual è il suo ruolo?
Andy: nella mia personale concezione l’etichetta discografica è quell’organizzazione posta esattamente in mezzo tra l’artista e il music business. Deve lavorare per il primo dentro alle regole del secondo. E qualche volta provare ad infrangerle…
Max: è una realtà di produzione musicale, una componente fisica necessaria collocabile nel mercato musicale, con il ruolo di gestione, produzione, promozione e distribuzione discografica, un veicolo per l’artista, una guida per il salto nel business.
Qual è il significato di essere “indipendenti”?
Andy: significa, come detto poco prima, non allinearsi per forza con il così detto “mainstream”, anzi avere la capacità di scovare piccoli/grandi gioielli in un oceano talmente vario e vasto com’è quello del panorama musicale, italiano e non, lavorando anche se non soprattutto con bands che propongono generi musicali non per forza di moda, ma senza che anche questa diventi una regola, e questo invece accade a volte a chi deve farsi vedere “indie” ad ogni costo.
Max: indipendente, ha un valore di collocazione in un mercato ampio e frammentato, dove ogni operatore ha la possibilità di produrre i propri artisti, senza dover soffrire un termine di paragone con le altre realtà, e tanto meno le dinamiche imposte dalle Major che come ben sappiamo regolano il grande mercato con dictat non indifferenti. Operare in un mercato dai piccoli volumi rende una label indipendente, un ambiente più familiare, raggiungibile, per ogni artista emergente.
Come opera una netlabel?
Andy: la sostanziale differenza con un’etichetta “classica” è l’utilizzo del web – come modalità praticamente unica – per la promozione del proprio roster, quindi sfruttando tutti i canali che la tecnologia ci offre (sito web, social networks, digital stores) in questo senso.
Max: Concentra tutto il suo lavoro nella divulgazione mediatica del proprio prodotto, tramite il veicolo più efficace, il web, non tralasciando nessuno spazio che lo compone.
Quali sono i generi musicali su cui punta la vostra etichetta?
Andy: nasciamo con l’hard&heavy che è e rimarrà un “grosso contenitore” importante per BBHells; ciò non toglie che siamo abituati sia per gusti musicali personali che, in questo contesto, professionali, ad ascoltare e valutare di tutto.
Max: hard&heavy sono la nostra bibbia, le varie contaminazioni di questi due tronconi stilistici, i nostri vangeli, detto ciò la nostra selettività, maturata dalla nostra cultura, non ci pone limite, la dove le nostre possibilità sono fruttifere in relazione alla validità artistica del prodotto che ci viene sottoposto.
Quanti e quali sono i vostri artisti?
Andy: con la rimodulazione della nostra organizzazione e la prima fase di ristrutturazione del nostro sito, le bands con le quali siamo ripartiti sono Showdown Boulevard (modern hard-rock, Italia/USA), Cynthia Distorsion (rock made in Mexico), Firbholg (Black-Epic Metal medievale, Italia), The Extreme Duo Metal Project (Thrash Metal, Italia) e Bumsonico (Indie rock anche questo dal Messico).
Max: come sopra elencato da Andy abbiamo un nostro roster, aggiungo che nella “mischia” ogni potenziale musicista può entrare nella “famiglia”
Il metal è un genere di nicchia, o lo è solo in Italia?
Andy: non credo lo sia e nemmeno in Italia, basta vedere quanti appassionati si accalcano sotto i palchi di festival estivi che anche alle nostre latitudini fanno sempre registrare decine di migliaia di spettatori, nonostante prezzi dei biglietti spesso proibitivi. Nel mondo lo è ancor meno: vogliamo parlare di quanti dischi hanno venduto Metallica, Iron Maiden o Guns n’ Roses, per fare tre nomi (non) a caso? Se invece per “nicchia” si intende ciò che non passano radio e tv nazionali…allora lo è assolutamente!
Max: il metal racchiude una fetta di mercato mondiale che non immaginiamo neanche, confinarlo in un qualcosa di circoscritto, non rispecchierebbe la realtà, ciò lo dimostrano i festival, i concerti, la longevità delle band la popolarità o successo che ricevono, la memoria storica delle band che nostalgicamente ricordiamo, e le numerose tribute band, i Festival.
Un recente esempio in “casa nostra” il live dei Kiss alla Arena di Verona, o l’ultimo tour degli AC/DC, eventi sold out ancor prima delle date ufficiali.
Qual è la sua forza?
Andy: posso parlare per me, da ascoltatore: sia da ragazzino che oggi, l’hard rock o metal che sia, mi ha saputo catturare perchè mette insieme capacità e creatività nel suonare degli strumenti non sempre richieste in altri generi, sonorità evidentemente affini al mio carattere e ai miei gusti, e quel sogno che tutti i metal kids cullano di calcare un domani un palco enorme tipo un Donington o Wembley, di fronte a fans fedeli ma molto esigenti, il che è una garanzia perchè tu gruppo o etichetta o addetto ai lavori non puoi sbagliare una mossa!
Max: detto che, lo si può sentire o non sentire ( emozionalmente ), certo è che per chi lo ha abbracciato come genere musicale, risulta un vortice di energia che si sprigiona a suon di musica, travolgendo l’ascoltatore nel sogno dell’emulazione dei propri idoli, fino all’elevazione artistica individuale coltivata e maturata da esso.
Rappresenta un vero e proprio movimento culturale, uno stile di vita.
Com’è cambiato il mercato discografico nell’era di internet?
Andy: beh semplicemente non esiste più! A parte i grossi nomi o chi ha saputo inserirsi in circuiti che sono una via di mezzo tra l’anonimato e le vendite milionarie di un tempo. In Italia questi circuiti non esistono e la colpa – diciamolo una volta per tutte – è di chi suona, non tutti, ma quelli che o la gloria o niente. Barrare “B”…altro che colpa dei locali che fanno suonare solo le tribute band!
Max: drasticamente con i pro e contro. Da un lato si è allargato il cerchio, che ha determinato una maggiore accessibilità da parte del mondo musicale underground o indipendente, ha obbiettivi che prima erano pensabili solo ad un certo livello, dall’altra ha dettato nuove regole di mercato, e ha creato molto fai da te, che satura l’ambiente con della discutibile qualità. Va detto che ancora non tutti si sono uniformati, oggi il cammino per diventare qualcuno è vincolato dai fatti, molti preferiscono rimanere nel loro mondo fatto di inutili chiacchiere e delegare i propri insuccessi.
Itunes, googleplay, amazon, xbox music: quale preferisci?
Andy: iTunes è certamente, insieme ad Amazon, il più popolare tra quelli che hai citato. Non ho una preferenza netta tra tutti questi: ci sono stores che lavorano bene e sono magari dedicati a determinati generi o anche territori/nazioni, che non sono conosciutissimi ma fanno egregiamente il loro lavoro.
Max: sono i big del momento, i più convenzionali e popolari, invito sempre alla ricerca di ciò che non si conosce, ignoriamo che ci sono innumerevoli store che si differenziano per genere e territorio, e che ognuno in se racchiude la possibilità di poter conoscere realtà artistiche da non sottovalutare, e riservano ottime occasioni professionali coordinate al servizio.
I compact disc si vendono ancora? e i vinili?
Andy: non si vende più musica in formato fisico, se non come detto sopra, da parte dei nomi davvero grossi (vedi quelli citati in una risposta precedente, come altri con fama a livello mondiale) e quello che tiene in piedi le bands sono i live. La musica però è bello “catturarla” su un supporto, che sia ancora il cd o ad esempio una penna USB, un formato curioso ma che sta prendendo piede, e siccome viviamo di cicli e ricicli il vinile sta tornando prepotentemente, e non è solo una questione di collezionisti: è semplicemente, a mio modo di vedere, il supporto più adatto dal quale ascoltare musica.
Max: le vendite sono decimate, direi che si può tornare a parlare di collezionismo, per chi non sa rinunciare ad avere un cd o vinile nella propria raccolta, per il resto direi che comunque anche se si accinge a dei file, essi vengono sempre impressi in un supporto, quale esso sia un hard disc oppure una pendrive e così via, quindi direi più, che stiamo attraversando una transizione di collocazione fisica della musica, un po’ come il cd ha fatto con la musicassetta, ma non parlerei di estinzione dei supporti menzionati.
Concordo con Andy che si tratta di sperimentazione, ma alla fine vince il supporto più adeguato allo scopo, anche risorgendo dall’avanguardismo evolutivo.
Avete molte collaborazioni estere, in Italia il mercato è difficile?
Andy: diciamo che c’è meno abitudine all’acquisto in digitale. Per fortuna di chi ancora opera col cd – e quando si trovano ancora gli storici negozi aperti, perchè tantissimi chiudono – in Italia se ne vendono, ma è una situazione temporanea. Arriverà il giorno in cui anche le major non li produrranno più e così il consumatore italiano, storcendo come al solito il naso, dovrà cominciare ad acquistare musica in altri formati.
Max: No difficile no, ma vincolato a delle dinamiche obsolete questo si, come dicevamo siamo in una grossa fase transitoria che sta disegnando nuovi schemi e nuove regole, in parte un adeguamento lo stiamo assolvendo, da un’altra rimaniamo bacchettoni e contestatari sopratutto nel mondo musicale underground, perchè dissociarsi dalle major, se poi si aspetta il cambiamento proprio da loro, e con le loro regole?
Cosa pensi della SIAE?
Andy: ente inutile per quelli che dovrebbero essere i propri scopi. Se davvero fornisse un servizio (raccogliere e ridistribuire ai proprietari dei diritti d’autore ciò che gli spetta) allora credo che nessuno avrebbe nulla da ridire. E’ invece diventata, o è da sempre, un ostacolo per il club che vuole fare musica dal vivo, e per i musicisti che prima dovevano sostenere un esame – Jimi Hendrix non sapeva leggere e scrivere musica, quindi non l’avrebbe passato, pensa al paradosso! – e ora semplicemente pagare per ottenere l’appellativo di “compositori/autori”…mi sembra ci siano tutte le caratteristiche della classica farsa all’italiana.
Max: La solita associazione dittatoriale che impone e decide, come al solito lo schema all’Italiana ( come dice Andy ), non guarda la qualità la la quantità del profitto da ricavarne, a discapito del lavoro altrui ( club e musicisti ).
Avete mai pensato a qualche iniziativa in ambito locale?
Andy: sicuramente, e altrettanto sicuramente opereremo in questo senso. In cantiere c’è un festival che possa diventare un appuntamento ricorrente negli anni per i rockers umbri e non solo, ma…tempo al tempo!
Max: è un pensiero ricorrente, e non vi lasciamo con una smentita anzi……vedrete
Qual è l’artista con cui più di tutti ti piacerebbe collaborare oggi?
Andy: Sixx:A.M.! Trovo che Nikki Sixx, svestiti i panni doverosamente e anche stancamente indossati nel ruolo di bassista dei Motley Crue, stia vivendo una seconda giovinezza artistica, tanto che spero di poterli vedere presto dal vivo anche in Italia.
Max: oggi come oggi sarei orgoglioso di poter avere l’occasione di farlo con ( non aspetatevi il nome di qualche big 🙂 ), Anna Varney Cantodea in arte Sopor Aeternus, artista controversa/o e misteriosa/o, la sua sperimentazione musicale mi travolge, come dicevamo sopra, qualche domanda fa, il filone stilistico è la base ma non si disdegna nessun progetto degno di creatività ed unicità ed Anna lo rappresenta in pieno.
E la canzone che avresti sempre aver voluto produrre?
Andy: ti direi un album intero perchè non mi piace il concetto di “singolo”, e anche come etichetta vogliamo lavorare con artisti in grado di produrre un intero lavoro di qualità e non solo una canzone buona. Scartati i classici nomi con i quali tutti avrebbero voluto lavorare (dai Rolling Stones ai Led Zeppelin) scelgo l’album “Slave To The Grind” degli Skid Row, anno 1991, un disco che certifica la volontà della band di Rachel Bolan di staccarsi dal cliché dei gruppi rock americani anni ’80, dando un bel calcio nei denti a tutti quanti.
Max: canzone è riduttivo parliamo di album, direi quindi Seven Churches dei Possessed, una band considerata capostipite assoluta del genere Death Metal, album per altro registrato quando i componenti ancora frequentavano la scuola.
Questo la dice tutta.
Quali progetti per il futuro?
Max – Andy: di carne al fuoco ce n’è tanta, così come il lavoro che ci aspetta, e non potremmo essere più contenti di questo! Intanto vogliamo stabilizzare il roster e dare la maggior visibilità possibile ai gruppi sotto contratto perchè, ovvio, a nostro avviso se la meritano. L’altro pallino è quello di uscire un po’ dalle classiche “guerre di quartiere” ed inutili gelosie tra addetti ai lavori e costituire, così come accaduto con gli americani SDB Studios, un pool di collaborazioni che puntino esclusivamente a dare i migliori servizi possibili agli artisti.
BBHells è su internet al sito www.bbhells.com
Lorenzo G. Lotito