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martedì 16 Luglio 2024
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Per Marinelli applausi a scena aperta al convegno dei Rotary “Che credito dare al credito”

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convegno rotary industriali“Sono ruspante e me ne vanto, non ci vogliono studi alti per aiutare gli imprenditori”.
Il personaggio è conosciuto sia tra le gente comune sia tra chi, almeno in Umbria, gestisce le operazioni di credito delle banche.
Antonio Marinelli, presidente del Credito Cooperativo Umbro, in ogni circostanza ama ribadire il suo pragmatismo, snocciolando in maniera semplice le ragioni del successo della banca a lui affidata.
“I miei maestri – annuncia –, ed uno è qui in sala ed è il dott. Annarumma della Banca d’Italia, mi hanno insegnato tre o quattro concetti che ho sempre tenuto a mente ogni volta che si è trattato di fare piccole e grandi azioni per favorire lo sviluppo della banca una volta chiamata di Mantignana”. Antonio Marinelli lo ha ribadito anche nei giorni corsi all’Associazione Industriali di Perugia, dove si è svolto un convegno – affollatissimo – sul tema “Che credito dare al credito” organizzato dai tre rotary club di Perugia.
Al presidente la platea ha riservato l’applauso più convinto di tutta la manifestazione, tra simpatia per il personaggio ed il suo linguaggio diretto.
“Dicono che i piccoli e medi imprenditori si rivolgono alla nostra banca dopo che hanno ricevuto dei ‘no’ dagli altri istituti di credito. Può darsi che questo sia vero – agginge Marinelli – ma non abbiamo certo l’anello al naso e apriamo le porte a tutti indiscriminatamente. Facciamo sì gli interessi della banca, ma anche quelli degli imprenditori. Dunque noi non guardiamo chi ci chiede un prestito, semmai puntiamo la nostra attenzione sui progetti”.
Marinelli ha un sesto senso che funziona quasi sempre: “Le nostre sofferenze come ex banca di Mantignana – ha spiegato – pesavano sul bilancio per il 2%. Adesso che abbiamo fatto la fusione, siamo arrivati al 5%, un dato contenuto che rafforza le capacità della banca di saper individuare i progetti giusti”.
In altri termini, per dirla con Marinelli: “Ci siamo sbagliati poco sia sui progetti sia sulle presone e siamo in crescita: per cui quei tre quattro concetti che mi hanno insegnato ancora funzionano”.
Alla faccia degli economisti che hanno frequentato centinaia di master, o magari si sono laureati alla Bocconi.

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